domenica 2 agosto 2015

Pixels | Recensione

Esiste una categoria di essere umano che mi sta particolarmente a cuore: il nostalgico.
Il nostalgico è quel tipo di essere umano che considera sacrosanta ogni cosa appartenente alla sua infanzia. Si ritrova in quelle persone tra i 24 e i 39 anni che si accorge che sta crescendo e non gli garba tanto l'idea, quando le responsabilità aumentano e la pressione sociale richiede un matrimonio e un figlio SUBITO. Sono persone come me eh, non voglio tirarmi fuori dalla categoria anche se sono ancora fuori target. Mentre le mie compagne iniziano a convivere, a sposarsi, a fare figli così come i miei ex, io mi alzo ogni giorno pensando a quanto sarebbe bello andare a Disneyland e farmi fare gli autografi da tutti i personaggi.
Poi non voglio solo sputar veleno sulla categoria degli eterni Peter Pan, lungi da me fare una cosa del genere. Vediamo l'altro lato della medaglia: il loro desiderio di staticità, di avere l'apparenza di fermare il tempo ha permesso al Winner Taco di tornare nei congelatori grazie a tanta forza di volontà e, appunto, nostalgia. Poi a me non è piaciuto, ma questi sono dettagli.
Io sono più una tipa da Cooky Snack, che per inciso è tornato anch'esso a vivere sotto falso nome senza nemmeno tanto sbattimento, grazie al fatto che la Algida ha riconosciuto che ancora tante generazioni devono poter provare l'orgasmatico piacere del gelato più buono del mondo. È vero, c'è un motivo per cui io amo i gelati che non si sciolgono e impiastricciano tutto: sono così lenta che nella mia vita precedente ero un bradipo o lo sarò nella prossima. Sono lenta in tutto poi: studiare, mangiare, camminare, fare cose. Questo ha fatto sì che io assaggiassi tutti gelati di nicchia da piccolina che tendevano a scongelarsi molto lentamente, come ad esempio il gelato della smarties costretto in una custodia di rigida plastica, o le palline frizzanti della Algida contenute in una cosa che sembra molto un cassonetto dei parchi, oppure ancora dei cioccolatini Magnum confezionati una bellissima scatolina. La maggior parte ci questi non c'è più (però della Smarties si trova ancora il cono e io ve lo consiglio vivamente), molti cessavano di esistere già quando li prendevo io, figuriamoci se io non so adattarmi al cambiamento.
Pixel (2015, USA, Chris Columbus) in tutto questo parte già svantaggiato perché Adam Sandler è il personaggio che divide la acque come Mosè, Linda Cook su Rottentomatoes dice che "Ci sono due tipi di appassionati di cinema: quelli che amano l'umorismo di Adam Sandler e quelli che non lo amano". A me piace, o meglio, non mi dispiace. Poi magari ho un umorismo di merda io, non lo so. Quindi ci sono andata un po' sul sicuro, non essendo poi degli anni '80 per me è stato anche meglio, visto che molte delle critiche arrivano da loro. I retrogaming sono un argomento delicato per chi ci è nato, c'è chi è rimasto fissato e ancora adesso maledice la prima giocata a Space Invaders perché se è solo come un cane è colpa delle sue fisse e chi invece li ha fatti diventare praticamente un'altra religione. E chiunque appartenente a queste categorie non so se sorriderà riflettendo su quanto è strana a volte la vita, vedendo la vita che hanno finito per fare i protagonisti del film o pensando all'onore che potrebbe non essere stato reso abbastanza ai loro beniamini pixelati (se volete onore e lacrime, guardate Ralph Spaccatutto). Ma a me piacciono le persone che non si prendono troppo sul serio, quindi di loro chissenefrega.
Parlando un po' della trama: tre ragazzi più una spalla buona solo a giocare con l'artiglio, giovani e spensierati partecipano ad un torneo di giochi ancora nel cabinato arade. Allo scontro, il più promettente Sam Brenner viene sconfitto a Donkey Kong da Eddie Plant, interpretato da  Peter Dinklage.
Passiamo al presente e li ritroviamo nell'età adulta: il "mago dell'artiglio", William Cooper, è diventato Presidente degli Stati Uniti, Sam Brenner dopo una laurea è diventato un comunissimo tecnico informatico (moooooolto simile a Chuck dell'omonima serie tv), Pete è in carcere con condanne con una fedina penale di tutto rispetto e infine il timido Ludlow Lamonsoff è diventato un paranoico complottista. Un giorno la terra viene attaccata da del misteriosi quadrati che distruggono tutto quello che trovano come proprio dei pixel. Da alcuni ricerche vien fuori che subito dopo il torneo a cui hanno partecipato da piccoli, la vhs su cui è registrato l'evento, è stata mandata nello spazio e gli alieni che l'hanno recuperata hanno pensato ad una sfida mandando alla terra tre possibilità, equivalenti alle 3 vite disponibili con un quarto di dollaro. I nemici saranno gli stessi che loro avevano negli schermi ma molto più grandi e soprattutto pericolosi. Canzonati da tutti perché sfigati, alla fine vinceranno loro e salveranno il mondo... con qualche sorpresina alla fine.
Naturalmente sono 100 senza troppe pretese, non diventerà un cult né sarà ricordato. Però per passare una serata leggera e divertente va bene, sempre se consideriamo che è un film di Adam Sandler e se non vi piace lasciate stare. Bellissima la comparsata di Tohru Iwatani, creatore di Pac Man che tratta la sua piccola pallina gialla come un figlio e perde una mano per amore della sua creatura.
Io non so quali sono i vostri ricordi legati ai videogiochi, se ne avete, né qual'è adesso il vostro rapporto adesso. Il mio è abbastanza buono, nel senso che mi creano una dipendenza tale che ci gioco pochissimo perché so che poi non faccio nient'altro e le mie priorità al momento sono altre che rimanere dal Sabato mattina alle del mattino dopo in after giocando al pc come mi è successo una volta. Non gioco alle ultime uscite, sono quasi tutti indie games abbastanza corti e semplici. Però ho ricordi bellissimi legati ai videogiochi, come tutti i pomeriggi passati a giocare in due alla playstation con mio fratello (vinceva sempre lui), oppure il ricordo di quando ho visto giocare un videogioco al pc per la prima volta, era pac man ed io rimasi totalmente affascinata. Ma ricordo soprattutto la prima volta che vidi mio fratello giocare a Super Mario con una console non nostra, non ci aveva mai giocato ed era bravissimo. Lo invidiavo ed ancora penso che, come mi ha detto un mio amico, i videogiochi permettono di sentirsi bravi in qualcosa in un mondo in cui non ci sono prospettive.
Quindi, viva i nerd e i gamer se questo li fa stare bene e aumenta l'autostima!