Giorni prima di vedere questo film, ho avuto una discussione su facebook con una ragazza che, a suo dire, non capiva come mai una persona col suo stile faceva film del genere. Siccome non lo avevo visto, mi sono limitata a dire che un artista di qualunque campo deve sentirsi libero di sperimentare quando ne sente il bisogno. Quando altri utenti le hanno fatto presente che questo film era l'essenza di Burton, la signorina ha allora parlato di "base di costruzione" (stile e base di costruzione sono due cose completamente diverse) e quando le hanno fatto presente che anche quella era burtoniana al 100%, ha cancellato il suo post. Quindi io il film l'ho guardato con questo pensiero fisso: questo film è Burton? La risposta è che sì, lo è assolutamente almeno per me. Dico "almeno per me" perché tutto dipenda da cosa ci viene in mente appena pensiamo ai suoi lavori: questo non è un film in stop-motion, non è nemmeno nel suo tipico stile gotico/creepy burtoniano, quindi se per voi il suo lavoro è questo è altamente probabile che rimarrete delusi. Ma se per voi Tim Burton è in quei primi piani tipici dei suoi film, nelle musiche di Danny Elfman (qui presenti), nel suo uso non convenzionale dei colori allora state certi che questo film si prenderà un posticino nel vostro cuore.
Big Eyes (2014, USA, directed by Tim Burton) racconta la straordinaria storia di Margaret Keane, pittrice degli anni '60 interpretata da Amy Adams che grazie a questo ruolo ha vinto un Golden Globe. Il film inizia con una voce narrante che ci dice che Margaret lascia il suo primo marito in un periodo in cui le donne separate venivano viste di buon grado e scappa con la figlia. Si trasferisce a San Francisco dove incontriamo per la prima volta DeeAnn (Krysten Ritten) e già qui possiamo notare un meraviglioso parallelismo tra il candore della nostra protagonista e la nerezza della sua amica, sia negli abiti che nei capelli.

Ma è quando a Margaret arriva una lettera del suo ex marito nella quale lui pretende l'affidamento della figlia. La pittrice è consapevole che la sua situazione non è delle migliori e che il marito potrebbe seriamente avere l'affidamento, Margaret accetta la tempestiva proposta di matrimonio di Walter. Al ritorno dal loro matrimonio alle Hawaii, Walter tenta invano di far esporre nelle galleria d'arte non solo i suoi disegni, raffiguranti strade di Parigi nella quale lui afferma di aver trascorso una settimana, ma anche quelli di Margaret che vengono tuttavia bocciati perché quello era il periodo dell'arte astratta. Riesce tuttavia ad affittare i muri del corridoio del bagno del locale di Banducci. Qui riesce a vendere un primo dipinto di Margaret spacciandolo come suo ma con passare del tempo, irritato dalla posizione poco decorosa che gli era stata concessa, ha una lite con il proprietario del locale durante la quale Walter spacca in testa a Banducci un quadro con gli occhioni.

Continua così per un bel po' di tempo, finché il signor Olivetti (notate qui il modo in cui cambia l'accento per sottolineare l'italianità del personaggio) non compra un suo quadro per cinque mila dollari. Keane diventano una vera e propria moda e Walter, genio del marketing, la cavalca mettendo aprendo una galleria personale e in vendita qualsiasi cosa rappresentante i lavori della moglie, dai poster alle cartoline. Mentre lui si gode la vita da personaggio di spicco, Margaret rimane nell'ombra divorata da quei rimorsi che le fanno vedere i suoi occhioni su di tutti, persino sé stessa. Arriva addirittura a inventarsi uno stile completamente nuovo, mentre suo marito le commissiona dei disegni fatti ad hoc per personaggi famosi che lui stessi andrà a consegnare... in pubblico, naturalmente.
Il personaggio di Margaret è sempre più pallido e quello di Walter sta arrivando alla pazzia, tanto è ossessionato dai soldi e dalla fama. Si sta sgretolando sia il loro rapporto, che quello di Margaret e sua figlia. Il terribile epilogo non tarda ad arrivare: Margaret scopre che i dipinti parigini del marito non sono in realtà i suoi e che ha una figlia, per contro Walter decide che i Keane rappresenteranno l'unicef alla mostra di NY con un disegno enorme, che causerà non poco fastidio alla nostra pittrice per la grande mole di lavoro di cui necessita. Inoltre, una volta finito ed esposto, verrà criticato da un famoso critico d'arte scatenando l'ira di un Walter ormai completamente fuori di testa e il disegno verrà ritirato. E qui c'è il momento clou del film: tornati a casa, Walter è furioso. Gioca nervosamente con dei fiammiferi dicendo che farà causa a tutti; non contento, addossa tutte le colpe su di Margaret arrivando a lanciare i fiammiferi a lei e sua figlia. Terrorizzate, le due fuggono nello studio della pittrice e qui Walter inizia a chiamarle spiando dal buco della serratura. Vi ricorda qualcosa? Esatto, Shining!
Le due riescono a fuggire dal retro e scappano alle Hawaii, dove Margaret trova la pace interiore con l'aiuto di due testimoni di Geova e Walter inizia a perseguitarla finché non si decide di passare per via legali. Vi prometto che la scena di Walter, per la prima volta impacciato, vale da sola tutto il film! Il verdetto finale vede Margaret vincitrice, non essendo stato Walter in grado di disegnare nemmeno un puntino sulla tela.
Il finale, che stavolta ho deciso di raccontarvi perché è un film biografico quindi vi basterà cercare notizie su internet per spoilerarvi da soli come va a finire, ci dà anche qualche informazione su come se la son passata dopo gli sventurati: Walter non ha mai ammesso che quelli non erano i suoi lavori e non ha mai più disegnato, Margaret ha invece continuato a disegnare e si è risposata.
Questa vicenda fece a suo tempo parecchio scalpore e Margaret fu una figura importante nello scenario femminista del tempo: all'inizio del film, fateci caso, Margaret dice qualcosa che suona molto come "senza un uomo non può stare" ed alla fine del film, dopo anni di assoggettamento e lavaggi del cervello arriva a far causa a suo marito. Si riprende in mano la sua vita e tutto quello che gli era stato rubato. Gran bel lavoro per entrambi gli attori e mi è piaciuto un sacco il modo in cui si evolve la follia di Walter. Ho sempre trovato che questo scavo nella psicologia del personaggio sia forse l'aspetto più interessante di Burton e qui è fatto davvero bene. Per il mio personalissimo gusto, questo è appena diventato il mio film preferito del mio regista preferito.
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