mercoledì 13 maggio 2015

La Storia della Principessa Splendente, Cenerentola, Home



Scusatemi, davvero. Anche se siete silenziosi avete continuato a seguirmi ed io sono un'ingrata. La mia scusa stavolta è anche più triste delle altre: in pratica ho avuto (ed ho ancora) l'internet che gioca a nascondino. Ho inoltre preparato l'esame di Storia e Critica del Cinema, il famoso esame alla cui professoressa avevo chiesto la tesi. Grosso errore: VOLEVO, DOVEVO assolutamente fare bella figura perché il mio corso di laurea è a numero aperto e trovare un relatore è difficilissimo: mi ha concesso la tesi, pur scegliendo lei l'argomento e scartando i miei a priori, senza nemmeno conoscermi. Mi ha concesso il beneficio del dubbio e questa cosa mi ha messo sotto pressione che è una meraviglia. Sono una persona molto ansiosa, più di quanto possiate immaginare e molto timida, gli esami orali per me sono un grosso problema e li vivo malissimo già senza mettermi da sola delle grosse aspettative... quindi immaginatevi cos'è stato per me affrontare tutto.
Comunque alla fine è andato bene, l'ho passato e sono tornata a casa con due proposte di tesi intese come due film. Uno non l'ho nemmeno visto perché il primo mi era piaciuto un sacco: L'arpa birmana, un film giapponese del 1956 contro la guerra. Ed io adoro l'Asia, specialmente il Giappone e ancor di più la Birmania. Adoro la spiritualità del buddhismo e quindi questo film sembrava fatto per me. Poi oltre ad internet che va a balzi, è successo una delle cose più tristi. La salute di mio nonno, 87 anni, si è aggravata e Sabato notte ci ha lasciati. Avevo l'immensa fortuna di aver perso solo un nonno finora ed ero molto piccola, però tutto sommato sono riuscita a non prendermela più di tanto.

Ma passiamo ad argomenti più felici. Tipo gli unici 3 film che sono riuscita a vedere (se non consideriamo Age of Ultron, che non penso recensirò perché pur conoscendoli non ho una grande conoscenza dei fumetti): ovvero La storia della principessa splendente, Cenerentola e Home.
Iniziamo dal principio, quello già accennato nel post precedente, ovvero La storia della principessa splendente. Ispirato da un'antica leggenda giapponese, è diretto da Isao Takahata.
Ecco, qui potrei rischiare di scatenare un po' d'odio: mi è piaciuto? Nì. La storia nel complesso è molto carina, ma secondo me la lunghezza del film rischia di renderlo un po' troppo... lungo appunto. Ci sono dei punti in cui, insomma, ti accorgi che il film sta durando 2 ore e più.
L'inizio del film, dove lei è piccola e insegue la rana mi hanno fatto una tenerezza incredibile, mi è piaciuto moltissimo anche la storia dei pretendenti che sa proprio di racconto da mille e una notte e, soprattutto, mi è piaciuto il modo così accurato con cui Takahata spiega l'educazione e i canoni di bellezza del tempo, come ad esempio i denti neri. È una riflessione sul rapporto genitore figlio in cui le posizioni dei due genitori sono ben distinte: la madre è una mamma chioccia e fino all'ultimo non si preoccupa mai dell'educazione regale della figlia, lei le voleva bene allo stesso modo anche quando correva scalza per i boschi. Dopo tutto, Principessa è vero e proprio dono, che si è presentato da lei dopo una vita senza figli e in un'età in cui averne era ormai impossibile. Il Padre invece pretende da lei ma lo fa per il suo bene, nel desiderio che lei viva una vita degna e felice, rendendosi conto di quanto il suo amore fosse effettivamente troppo quando Principessa desiderò tornare da dov'era venuta.
C'è una cosa che non mi è piaciuta, ed è stata la reazione dei fan agli Oscar. Molti hanno gridato all'ingiustizia perché è un film capolavoro che meritava l'oscar se non per il suo omaggio alla tradizione giapponese (cosa che hanno TUTTI i lavori dello Studio Ghibli) quanto per la particolare tecnica di disegno. Ecco, questo non l'ho gradito per il semplice motivo che l'anno scorso tra le candidature c'era un film d'animazione francese, Ernest e Celestine, che aveva anch'esso una particolare tecnica di disegno ma nessuno se lo filò. Per questo credo che non sia lo studio Ghibli ad essere di "serie B": in quella categoria ci sono tutti gli altri, quest'anno ad esempio è toccato da Boxtrolls che se entriamo nell'ottica del film d'animazione = film per piccoli, aveva un importantissimo messaggio da dare e invece, poveraccio, è diventato di nicchia. Io comunque il 25 Maggio andrò a vedere il documentario sullo Studio Ghibli.

Passiamo a Cenerentola, che va ad aggiungersi a quella che sembra essere una nuova tradizione Disney: i live action. Sono già stati confermati Dumbo, alla regia di Tim Burton, La Bella e la bestia di cui credo di aver visto almeno una ventina di cast "ufficiali" diversi e il Libro della Giungla. Personalmente all'inizio non ero molto convinta. Prima di tutto non mi piacevano le sopracciglia di Lily Evans (non la grandezza perché anche io le tengo così, quanto piuttosto il colore), poi il principe non mi sembrava nemmeno lontanamente degno di essere paragonato a quello del cartone e infine io Helene Boham Carter nei panni della fata madrina proprio non riuscivo a vederla dopo un trilione di pellicole in cui faceva la "cattiva" della situazione. Invece mi è garbato moltissimo. Hanno dedicato qualche attimo in più ai genitori di Ella che nel cartone sono liquidati in fretta facendo quasi passare il padre come uno che il giorno dopo stava già cercando moglie. C'è sentimento in questo film: la matrigna poi, la bellissima Cate Blanchett ha dimostrato tutta la sofferenza dell'essersi trovata vedova di un uomo che profondamente amava e con due figlie a cui voleva così tanto bene da volere il meglio per loro (a prescindere dai loro desideri, esattamente come in La storia della principessa splendente). Dare un'anima alle "villains" è una cosa che non tutti hanno apprezzato, soprattutto in Maleficent ma a me fondamentalmente piace questo lato, li rende più umani e allo stesso tempo più deboli. E poi c'è una cosa piccolissima che magari non tutti hanno notato, ma la matrigna e le sorellastre hanno spesso e volentieri un abbigliamento non adatto all'epoca, ad un certo punto hanno un abbigliamento palesemente anni '50 e nulla, mi è sembrato molto carino, mi ha ricordato le converse in Marie Antoinette. Ah, e poi il principe è di una bellezza incredibile, le farfalle sul vestito di Ella erano tutte anche nel mio stomaco!

Arriviamo a Home. Home è l'ultimo lavoro di casa Dreamworks. Home, ovvero "casa" si riferisce a ben due... pianeti: il nostro e quello dei homeless Boov. I boov sono degli specie di polpetti squadrati che cambiano colore a seconda delle proprie emozioni (e secondo me molto morbidi) con un'educazione (e una lingua) rigorosa e tutta loro, simile a quella che si vede in The Lego Movie (mio fratello dice che come film si somigliano infatti, a me ha ricordato un po' anche Lilo e Stitch). Tra di loro spicca Oh, che è il Boov imbranato e inadeguato, ovvero quel tipo di personaggio che è ormai una presenza fissa film. E MI RACCOMANDO NESSUNO LI TOCCHI! È la rivincita degli sfigati, quelli bullizzati, quelli imbarazzanti, che nessuno vuole, che tutti canzonano continuamente. Quelli a cui mi capita di somigliare, insomma. E io gli voglio un sacco di bene a questi personaggi qui, tifo costantemente per loro. "Oh" ad esempio si chiama così perché è l'esclamazione rassegnata che tutti fanno quando lo vedono e lui lo sa che gli altri non lo vogliono ma cerca continuamente di farsi accettare e inevitabilmente combina guai. Ma Oh sarà l'unico a capire perché i(l) Gorg continua ad inseguirli: perché loro, che pensano di essere i buoni anche si prendono la libertà di spostare tutti gli abitanti della terra in Australia e le vittime, sono in realtà i cattivi, che stanno rubando pianeti e fuggendo da chi sta solo cercando di riprendersi la sua famiglia. Famiglia, Ohana, è infatti il tema principale di questo tenerissimo film d'animazione. E Oh alla fine riuscirà ad averne una, dopo essere riuscito a salvare ben 3 diversi mondi ed aver sistemato quel gran casino che aveva creato quell'egoista del loro capo e aver fatto capire a tutti che si sbagliavano sul suo conto.