domenica 20 luglio 2014

La grande (enigmatica) bellezza.

Mi sembrava doveroso iniziare da qui, dal film che ha riportato l'oscar in Italia dopo 15 anni.
Paradossalmente è stato molto amato dagli stranieri mentre gli italiani l'hanno reintitolato «la grande schifezza».
 A me è piaciuto: esatto, faccio parte di quella piccola parte di italiani accusata di essere "intellettuale" perché ha apprezzato il film di Sorrentino... o meglio, perché l'ha capito.
Infatti il problema del film è stato semplicemente il fatto che gli italiani non sono riusciti a seguire la trama. Nessuna critica agli attori o alla fotografia o alla produzione. Gli italiani hanno apprezzato Roma (forse troppo) ma non hanno cosa volesse trasmettere la pellicola nei suoi 142 minuti di durata. Alcuni si sono anche un po' offesi perché l'Italia non è questa; lo è stata un tempo ed ora non lo è più. L'Italia è in crisi, non c'è tempo per i festini, per i vestiti firmati, per tutti quei lussi che noi comuni mortali italiani possiamo slo sognare. Il problema è che Sorrentino non voleva raccontare l'Italia dei disoccupati e degli operai sottopagati, ma di quelli che vivono l'altra Italia (quelli di cui parlando i giornali, che finiscono nelle riviste di gossip, quelli di cui parlano i giornali e di cui diciamo sempre che non ci interessa... anche se nella realtà sono le notizie più cliccate) e che la crisi, se la sentono, è solo artistica.
Sorrentino io l'ho conosciuto facendo la giuria per il David: Sorrentino partecipò con "This must to be the place", vincendo anche parecchi premi. Ecco prima di quell'anno, io ero una di quelle persone solite identificare il cinema italiano con i cinepanettone. Mi sbagliavo e chiedo venia. Il suo film mi colpì particolarmente: pensai a quel film per tutta la settimana e per molte di quelle successive e dopo l'escalation di insulti per la grande bellezza ho potuto confermare ciò che pensavo ancora: Sorrentino va, semplicemente, capito. Nel senso che una volta arrivato ai titoli di cosa rimani col pensiero del «cosa avrà voluto dire?» e i più audaci non si arrendono e cercano di dare una risposta a questa domanda. Quindi, se possibile, vorrei darvi una breve spiegazione del film:

Jep Gambardella (Toni Servillo) è un giornalista famoso che raggiunse il successo con un romanzo scritto in gioventù e in seguito al quale si è trasferì a Roma per vivere all'insegna del divertimento e del lusso. A 65 anni, Jep è ancora un personaggio mondano la cui unica attività giornaliera pare essere quella di partecipare a festini con i suoi, anche essi famosi, amici. Qui troviamo Romano, scrittore di teatro in crisi, Stefania, scrittrice famosa grazie all'aiuto di altri personaggi in vista e Viola, borghese con un figlio con gravi problemi psicologici e manie suicide.
Gambardella conduce esistenza felice ed invidiabile fino alla morte di Elisa, il unico e vero amore, evento che gli fa desiderare di rimettersi in gioco e scrivere qualcosa di nuovo. Durante una passeggiata per Roma, il protagonista si accorge e ci dice che la vita sfarzosa che andava cercando cavalcando l'onda del successo, era la stessa che ora gli faceva vivere un'esistenza vuota e priva di ispirazione. Quando tutto sembra perduto arriva Ramona, una spogliarellista che sembra poter diventare la sua musa: tra i due si instaura una relazione particolare, lei sembra non volersi impegnare ed il motivo ci viene spiegato poco dopo. Lei, interpretata da Sabrina Ferilli, è malata e muore poco dopo.
Qui inizia la discesa e la presa di coscienza di Jep con una serie di tristi avvenimenti: Romano, troppo deluso dall'insuccesso, lascia Roma; Stefania, dopo una violenta discussione in cui Jep le rinfaccia che il suo successo è legato solo ed esclusivamente alle sue conoscenze, lascia la vita mondana; Viola, dopo il suicidio del figlio, parte volontaria in Africa. Rimasto solo, il protagonista si aggrappa a Dadina, direttrice del giornale per cui lavora, che gli procura un'incontro esclusivo con una missionaria cattolica del terzo mondo. Ed è proprio quella Santa a dire una frase che racchiude l'intera crisi di Jep: «Io mangio radici, perché le radici sono importanti».
Jep si reca all'Isola del Giglio per via del naufragio della Costa Concordia e lì si ricorda della prima volta che ha fatto l'amore con Elisa. Ricordando che la vera "grande bellezza" sta nelle cose semplici della vita, ora Jep può ricominciare a scrivere.

La scena iniziale è davvero fuorviante e secondo il mio modestissimo parere fa perdere il senso del film. Ma volevo dire una cosa, alla luce della mia spiegazione: il fatto che i protagonisti siano ricchi e famosi non significa che noi non ci possiamo identificare in essi. Abbiamo tutti, soprattutto in questi periodo in cui siamo troppo arrabbiati e preoccupati per pensare alla semplicità, dimenticato che la bellezza è nel farci una passeggiata al mare mano nella mano con qualcuno, ad esempio. Sperando di avervi aiutato a capire e, magari, ad apprezzare, vi saluto e vi ringrazio.

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