mercoledì 28 gennaio 2015

American Sniper | Recensione

Forse è la prima volta, da quando ho questo blog (6 mesi appena compiuti) che parlo di un film che non mi è piaciuto. Benché non non sia per niente in linea con i miei gusti ho deciso di guardare questo film perché tutti ne parlavano incredibilmente bene e mio fratello mi aveva già più volte chiesto di andare a vederlo. Non è stata l'eccezione che conferma la regola: American Sniper è la solita americanata, 134 minuti che si sentono tutti di puro patriottismo americano. Per gli amanti del genere sarà sicuramente piacevole, per me è stato noioso ed infinitamente lungo.

American Sniper (2014, USA, diretto da Clint Eastwood) è la storia di Chris Kyle, conosciuto per essere il più grande cecchino americano. Ha ucciso, durante le sue missioni, 160 persone confermate dal Pentagono. Penso che questa sarà la recensione più corta che farò perché, che ci crediate o no, la maggior parte del film è fatta di sparatorie, sangue e affini. Forse l'unico aspetto interessante del film è il parallelo fra Kyle e la sua nemesi, un terrorista iracheno. Kyle è un tipico trentenne americano (profondamente credente in Dio e nel suo Paese, amante della caccia e della famiglia) del Texas, che ad un certo punto della sua vita decide di mollare le gare del rodeo e dare un senso alla sua vita arruolandosi nel corpo dei Navy SEAL.

Durante l'addestramento Kyle conosce Tyla, una ragazza che si presenta a lui dicendole che non si sarebbe mai sposata con un marine per via dei rischi del loro mestiere; inoltre, mentre i due si frequentano, Kyle dimostra di avere grandi doti come cecchino. Avviene l'11 Settembre e il giorno del suo matrimonio, Chris viene chiamato in missione in Iraq. Kyle parte e la sua prima vittima è un bambino, la seconda è la sua giovane madre. Mentre Tyla lo aspetta incinta in America, lui si guadagna il sopranome di "Leggenda" per la precisione e il numero di vittime che miete durante il servizio. Torna a casa la prima volta in tempo per la nascita del suo primo figlio (il fatto che questo sia palesemente un bambolotto ha fatto infuriare diverse persone), ma si vede che in lui c'è qualcosa che non va: guarda continuamente tg che si occupano della missione irachena e per ogni minimo rumore si mette in allerta. La moglie lo rimprovera, per la prima volta, di essere presente con la famiglia solo fisicamente, non con la testa né con il cuore. Kyle ha infatti sviluppato una sorta di ossessione per due personaggi in particolare: un ex tiratore olimpico convertito al terrorismo e il braccio destro del numero uno di Al-Queda.

Nonostante le preghiere della moglie, che alla sua partenza è nuovamente incinta, Chris parte una seconda volta. Stesso nel quadretto: tante morti, fra cui quella del famoso "braccio destro" il cui ultimo gesto è conficcare un trapano prima nella gamba, poi nel cranio di un povero bambino (si vede abbastanza bene, quindi se siete sensibili come me, girate lo sguardo) e uccidere suo padre. Chris incontra in Iraq anche suo fratello, che ha un aspetto così traumatizzato che non si avvicina nemmeno a quello di una Leggenda. Per la prima volta Chris fa questa bella cosa di chiamare sua moglie nel bel mezzo di uno scontro a fuoco e lascia questa poverina con una pancia enorme in lacrime e disperata in mezzo alla strada. Comunque Chris torna a casa una seconda volta e la situazione peggiora rispetto alla prima: è assente, arriva addirittura a cercare di uccidere un cane che stava giocando con figlio e la moglie stavolta lo minaccia che se parte per la terza volta al ritorno non ci sarà più.. Lui però in Iraq non ha ancora finito, l'ex tiratore olimpico è ancora vivo.

Dalla terza partenza, parte una sorta di parallelo: su Kyle viene messa una taglia che l'ex tiratore vuole e Kyle, per contro, vuole il tiratore morto. Con un colpo impossibile, la Leggenda riesce ad averla vinta, scatenando un casino senza paragoni (durante il quale lui chiama di nuovo la povera moglie con un romantico sottofondo di proiettili) che finisce con l'unica scena "interessante" del film, ovvero una tempesta di sabbia nella quale si sentono solo urla e colpi d'arma da fuoco e si vedono solo ombre. Soddisfatto, Kyle torna a casa per sempre e sembra finalmente tornato alla normalità. Diventa persino un ottimo marito e un ottimo padre, due cose che prima aveva egoisticamente trascurato. È un fiero SEAL in congedo che si dedica ai reduci di guerra, finché uno di essi con sindrome da stress post-traumatico, lo uccide sparandolo. Aveva 38 anni.

Ora, premesso che io a questa storia della "missione di pace" non potrei crederci meno di così, che se secondo me è troppo facile andare a fare gli eroi e soprattutto i padroni in casa d'altri tanto se ci scappa la morte di un innocente "non si poteva fare altrimenti" e che a me il patriottismo americano mi manda in bestia: per quanto possa dispiacermi per un ragazzo morto giovane che lascia una famiglia che ben poco s'è goduto, questo è uno dei quattro film biografici candidati come miglior film agli Oscar. È l'unico che parla di un individuo che, se proprio vogliamo dire che ha dato qualcosa, l'ha data solo al suo paese, sacrificando per esso persino i suoi affetti. L'unico spunto di riflessione che mi ha lasciato è la conferma che la guerra fa schifo su tutti i punti, visto che il disturbo post-traumatico lo hanno anche coloro che decidono di servire il proprio paese. Però dubito fortemente che Eastwood volesse lanciare questo messaggio; è piuttosto l'elogio ad una Leggenda che porta tale nome perché ha ucciso delle persone ed io penso che non possa reggere il confronto con l'importanza che hanno ad oggi nel panorama mondiale Stephen Hawking (la teoria del tutto), Alan Turing (The imitation game), i partecipanti alla marcia di Selma (Selma). Detto questo, ribadisco che se vi piacciono i film che somigliano a delle partite di COD, questo è il film che fa per voi. Unico punto a favore, Bradley Cooper che è bellissimo.

Nessun commento:

Posta un commento