lunedì 12 gennaio 2015

Big Hero 6 | Recensione

Ciao e, prima di tutto scusate l'assenza. È imperdonabile, considerando il fatto che mi ero riproposta di essere il più costante possibile MA ho una più che valida giustificazione: come già scritto, ho avuto a Ottobre un meraviglioso virus influenzale. Diciamo che sono guarita nel giro di tre giorni e tutto è tornato alla normalità; ho ripreso ad andare in facoltà, a guardare film, a scrivere, leggere, studiare, giocare ai videogame, frequentare il corso di regia e sceneggiatura. Questo per due settimane circa, perché poi a Novembre inoltrato è iniziato l'inferno con una tosse, che mi ha tenuto a casa altro tempo ed in pratica ogni volta che osavo mettere il muso fuori di casa perché mi sembrava che la situazione fosse migliorata, il sintomo ritornava e per di più peggiorava. Quindi sono andata dal medico, che mi ha dato delle medicine e, finita la terapia, dopo due giorni è successo il misfatto: due giorni con fiato corto, con il petto di marmo, con la notte che sembravo preda di una delle peggiori possessioni demoniache che avrebbero fatto accapponare la pelle anche al caro Friedkin. Risultato: Domenica (perché queste cose accadono sembra nei giorni non feriali) non riuscivo nemmeno a mettermi una giacca quindi i miei mi hanno portato dalla guardia medica, dove ho scoperto che avevo in circolo da due giorni circa, una crisi asmatica. Puntura e puff, portata per sicurezza al pronto soccorso. Buttata lì fino alle 7 di sera circa, dopo una radiografia e senza dirmi niente mi fanno sedere in un lettino mi mettono il saturimetro. Quindi, con tanto di faccia allarmata e ancora senza dirmi niente, decidono di chiudere la tendina e iniziano a farmi diverse analisi. Ora: io dell'asma ne sapevo poco e niente, più o meno quanto ne ho visto nei film e soprattutto ho il terrore degli aghi. Speravo di cavarmela con un «tieni, comprati un inalatore e quando stai male usalo» invece mi sono trovata con un'infermiera che mi bucava ripetutamente il braccio nel disperato tentativo di farmi un emogas (che fino ad allora non avevo la più pallida idea di cosa fosse e sinceramente avrei preferito non saperlo) e un'altra nell'altro braccio che cercava disperatamente le mie vene per farmi un prelievo, il tutto condito che domande del cazzo del tipo «ma si può sapere dove hai le vene?» alla sottoscritta in lacrime perché, dulcis in fundo, mi avevano appena detto che avrei passato la notte in osservazione.
Sorvoliamo pure sulla notte in ospedale, perché davvero, farebbe deprimere anche voi. Vi dico solo che da quel che ho capito ho una bronchite (che mi aveva già mandato in ospedale quando avevo otto anni) non curata, che ha portato ad un'infiammazione che bronchi, che ha scatenato una crisi asmatica di natura allergica. Allergia/e che non so assolutamente di che natura è/sono.
Quindi al momento la mia situazione è questa: posso uscire di casa solo in casi di estrema necessità perché l'allergia potrebbe essere causata da qualche polline e non so se la bronchite, nonostante una divertentissima e lunghissima cura con l'aerosol, è passata del tutto ed inoltre mi sono ritrovata a dover recuperare in poco tempo tutto il materiale che avrei dovuto studiare a lezione e nei giorni in cui sono stata male. E, in tutto questo, ho potuto guardare solo Big Hero 6 in streaming e non posso andare al cinema né a vedere Paddington né a vedere Big Eyes perché devo evitare il più possibile i luoghi affollati.
Ah, e ho pure dovuto togliere i miei peluche/gadget/qualsiasi cosa dalla camera e vi posso assicurare che per me è stata una tragedia così come è una tragedia convincere me stessa a non acquistare altre di queste cose, almeno finché non sono sicura che il problema non è la polvere.


Ma, dopo questa mica-tanto-breve parentesi del cui contenuto non fregava un ceppo a nessuno, passiamo al sodo: Big Hero 6 (2014, animazione, D. Hall e C. Williams) è probabilmente uno dei più bei capolavori dell'animazione Disney degli ultimi tempi, di quelli che ti lasciano dell'amaro in bocca più di una volta e che quando finisci di vederli ti asciughi una lacrima superstite e dici solo WOW.
È basato sull'omonimo fumetto della Marvel, la cui acquisizione da parte della Disney è avvenuta nel 2009. Purtroppo non ho letto il fumetto, quindi non posso dirvi le differenze che possono esserci, però posso assicurarvi che Baymax ha totalmente e incondizionatamente rubato il mio cuore.


È ambientata a San Fransokyo e quasi tutti i personaggi principali hanno nomi che ricordano molto il Giappone: Hiro, il protagonista, è un giovane talento. Ha appena 14 anni ed è già diplomato e siccome si ritrova un sacco di tempo libero, progetta piccoli e temibili robot da portare ai bot duelli. In quell'ambiente non ha sicuramente una buona fama, anche perché, diciamocelo, ha un atteggiamento un po' da sbruffone. A salvarlo ogni volta c'è il suo amato fratello Tadashi, che ogni volta finisce nei guai insieme a lui e tocca a loro zia Cass riportare definitivamente l'ordine. Perché vivono con la zia? Hiro e Tadashi sono orfani. Questo è probabilmente il motivo per cui Tadashi desidera che il fratello entri all'Istitute of Technology, dove lo porta e gli presenta i suoi colleghi: Gogo Tamago, Wasabi, Honey Lemon e la mascotte Fred. Hiro conoscerà inoltre il direttore Robert Callaghan, che esprimerà il suo desiderio di averlo in istituto e quindi la sua partecipazione al "test d'ingresso" e soprattutto incontra Baymax, un morbidissimo robot da primo soccorso che è il progetto cui il fratello lavora da tempo.



Hiro quindi userà tutta la sua conoscenza e si presenterà al test con i microbot, ovvero dei robot minuscoli che funzionano con controllo mentale e che rappresentano una grandissima innovazione. Questi microbot faranno gola a Alistair Krei, un industriale che cercherà di comprarli. Hiro rifiuta e la rabbia nel viso di Krei non fa pensare a nulla di buono.
Viene naturale quindi, pensare a lui per quello che succederà dopo: un incendio scoppia all'istituto e Tadashi non esista a buttarsi tra le fiamme per salvare Callaghan. Tadashi muore, Hiro si ritrova solo di nuovo. Cade in una profonda tristezza che nemmeno Baymax, che Tadashi aveva portato a casa sua non si sa bene quando, riesce ad alleggerire. Durante un'esilarante conversazione con candido Baymax, Hiro scopre che l'unico microbot superstite dall'incendio cerca di liberarsi dall'involucro che lo contiene per muoversi in una direzione ben precisa: il microbot cerca di raggiungere altri suoi simili. I due si trovano quindi a seguire, come se fosse una bussola, la direzione segnata dal microbot, fino a giungere ad una vecchia industria all'interno della quale qualcuno sta producendo i microbot in serie massicce. E quel qualcuno appare come Yokai, un misterioso individuo con maschera Kabuki che tenta per la prima volta di uccidere i due sventurati compagni.
Riusciti a salvarsi, i due tornano a casa e Hiro capisce da subito che la morte del fratello non è stata un caso. Decide quindi di scoprire chi si nasconde dietro la maschera e per farlo costruisce una possente armatura a Baymax, scatenando in lui crisi esistenziali e inserisce, accanto al chip medico del fratello, un secondo dove lui ha inserito delle mosse di arti marziali che Baymax potrà apprendere all'istante. Nella notte decidono di seguire nuovamente il microbot, ma Yokai ne ha costruito tanti che le nuove abilità di Baymax non sono abbastanza. I due sembrano spacciati, di nuovo. MA in soccorso arriva Wasabi e tutto il resto delle squadra (precedentemente contattati da Baymax nel tentativo di migliorare l'umore del suo piccolo amico), che grazie alla macchina riescono a fuggire dal pericoloso criminale anche se con non poche difficoltà.

Vanno quindi a casa di Fred scoprendo che è ricchissimo dove, una volta sistemati, si decide sul da farsi: tutti sono convinti che l'incendio sia stato programmato, che l'attentatore sia il ricco Krei e che bisogna fermarlo. Usando le straordinarie conoscenze di tutti, vengono creati dei piccoli attrezzi che trasformeranno tutti loro in piccoli eroi e anche le abilità di Baymax saranno migliorate. È proprio grazie ad una di queste che riescono a localizzare Yokai, che si trova in una piccola isola, all'interno della quale è presente quella che sembra essere un'altra fabbrica dismessa. Lì ci sono dei vecchi filmati che mostrano Krei e una piccola equipe presentare a degli investitori quello che sembra essere un teletrasportatore. Ma qualcosa va storto, il portale si rompe e Abigal, la "cavia", rimane bloccata chissà dove.
Yokai attacca i ragazzi e dopo un faticosissimo scontro i ragazzi riescono a togliergli la maschera che controlla i microbot. Yokai non è Krei, è il professor Gallaghan. Hiro accecato dal doloroso pensiero che la morte di suo fratello sia stata causata dall'uomo per cui lui si è sacrificato, toglie il chip medico a Baymax trasformandolo in una macchina di distruzione e scagliandolo contro il professore, al momento indifeso. Honey Moon riesce a salvarlo ed Hiro e Baymax tornano a casa. Hiro cerca di togliere di nuovo il chip medico al robot, che accortosi della sua rabbia, decide di mostrargli i video che Tadashi si faceva durante la sua creazione.

Hiro ha quindi capito che il fratello non avrebbe voluto né che Baymax cambiasse, né la vendetta. Torna dai suoi amici che nel frattempo hanno fatto l'agghiacciante scoperta: Abigail era la figlia di Gallaghan, quindi lui vuole vendicarsi di Krei.
Gallaghan ha infatti aperto un altro portale con l'intento di far sparire prima le sue industrie, poi Krei, ma l'intervento della squadra rovinerà i suoi piani: staccando i microbot l'uno dall'altro, questi vengono assorbiti dal portale e quindi una volta esauriti il professore avrà perso la sua unica arma. Ma mentre i poliziotti arrestano Gallaghan, Baymax sente la presenza di vita umana all'interno del portale: volati dentro, Hiro e il robot scoprono che Abigail ha dormito in un sonno perpetuo tutto questo tempo. L'uscita però, si rivela letale per Baymax, perché il portale si sta spegnendo e il pugno razzo è l'unica speranza di salvezza per Hiro e la ragazza. Baymax quindi si sacrifica per tutti...

MA COLPO DI SCENA! L'animazione che ci piaccia o no è pur sempre destinata ai bimbi, quindi non finisce così, tranquilli! Il finale ha portato me e i ragazzi con cui ho fatto il Capodanno ad una lunghissima conversazione notturna sul se noi siamo il nostro corpo o la nostra mente e soprattutto se queste due cose sono scindibili. Inutile dire che a me è piaciuto un sacco, considero Baymax tenero quando Sdentato, è davvero ma davvero qualcosa di inimitabile! Quindi nulla, io ve lo consiglio perché come al solito i cartoni hano da insegnare più agli adulti che ai bambini!



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