mercoledì 8 luglio 2015

Il libro della vita | Jurassic World | Recensione

Ciaone ragazzi. Sono in piena sessione estiva (e sto scrivendo la tesi) quindi il tempo è quello che è e dovete perdonarmi. Film ne ho visto pochi, oggi mi occuperò di due.

Il libro della vita (2015, USA, Jorge Gutierrez) è un film che nella produzione ha Mr. Guillermo del Toro. Sono stata letteralmente dal trailer, con tutti quei colori e quelle musiche, mi è piaciuto da morire e quindi me lo sono guardato. Mi piacerebbe, un giorno con più tempo, guardarlo in spagnolo. Il motivo è molto semplice.
Ci sono due cose che non ho gradito in questo film: la prima, che riduco per ora all'adattamento italiano, sono le musiche tipiche messicane con testi in italiano che secondo me storpiano non poco il contesto (come per Tchaikovsky nel film Lo schiaccianoci 3D) il secondo, è la storia "di contorno" dei ragazzini in visita per punizione al museo.
Comunque, tralasciano questo piccolo particolare, io adoro le maschere de La Muerte tipiche del Messico e in questo film c'è ne sono in abbondanza.
Sì perché questo film, spagnoleggiante fino al midollo, racconta del triangolo amoroso fra Manolo, la bella Mar
ía e Joaquín, che al momento sono ancora bambini che si contendono l'amore al cimitero, nei giorno in cui si va a trovare i morti per far sì che questi non vengano mai dimenticati. Sul loro amore, la Santa Muerte, che si presenta come una sensualissima donna messicana dal grandissimo sombrero, fa una scommessa con il suo amato Xibabalba (che a me ha ricordato Discord della serie My Little Pony) che è stanco di presiedere quel mondo oltre-la-vita dove ci sono le anime dimenticate e tutto è molto cupo e triste. La Santa Muerte scommette su Manolo, Xibalba invece pensa che a conquistare il cuore della giovane sarà il valoroso Joaquín. Quest'ultimo però dona, di nascosto, un piccolo aiuto al suo baldo giovane: una spilla che lo rende invincibile. E infatti nella vita si rivelerà un vincente, anche quando María sarà mandata in Europa perché troppo indisciplinata, allontanata quindi da San Angel e dai suoi due pretendenti. Manolo invece si rivela insicuro, deve fare i conti con uno dei più grandi luoghi comuni del cinema: lui vuole guadagnarsi da vivere facendo musica, mentre i suoi parenti pretendono che lui faccia il torero nonostante trovi sbagliato uccidere un toro (spunto interessantissimo per un film del genere). Al ritorno di María, ormai grande, si scateneranno una serie di tentativi di conquista da parte di entrambi i ragazzi, è palese che Manolo sia il preferito ma il padre della giovane vorrebbe che lei si sposasse con Joaquín, perché è un giovane che si occupa di difendere la città dai banditi e suo padre scacciò dal paese uno dei più efferati criminali che San Angel abbia mai conosciuto. Dopo una discussione, Manolo chiede alla sua amata di vedersi in privato e qui Xibalba fa sì che si crei una scena alla Romeo e Giulietta dove María viene addormentata e Manolo, colmo di sensi di colpa, si fa uccidere dal serpente mentre la sua amata di risveglia e si ritrova davanti al fatto di dover sposare Joaquín, poiché del frattempo egli ha minacciato di andarsene e il criminale ha scoperto della sua spilla e sta tornando a San Angel per riprenderselo.
Manolo nel frattempo incontra tutti i suoi antenati nel mondo de la muerte e con il loro aiuto riesce a farsi accompagnare prima da un uomo che fabbrica candele che ricorda terribilmente la nuvola del corto Pixar Partly Cloudy. Raggiunta la Santa Muerte, tutti coloro che dovevano tornare alla vita possono finalmente farlo e affrontare così il ritorno del nemico al villaggio.
Come ho già detto, il tutto è contornato da quella che dovrebbe essere la storia principale, ovvero quella di alcuni ragazzini che per punizione devono visitare un museo. Sì, per punizione. E vabbè! A parte questo, secondo me i loro interventi e commenti sporadici fanno perdere un po' l'attenzione, sono sostanzialmente inutili. Se proprio non se ne poteva farne a meno, sarebbe stato meglio secondo il mio modestissimo parere inserire una brevissima sequenza alla fine, come ad esempio in Balto. Per il resto nulla da obbiettare, i colori sono bellissimi a la storia è ironica al punto giusto (bellissimo il maialino che María si porta dietro, come Homer Simpson) da essere apprezzabile anche per i bambini pur trattando un tema triste e complicato come la morte.

Jurassic World (2015, USA, Colin Trevorrow) è tutt'altra roba. Come stavo dicendo a mio fratello, si basa su una serie di cattive idee che secondo me il film poteva sottotitolarsi, parafrasando Lemony Snicket, "una serie di sfortunate idee". Perché voglio dire:
Fare un nuovo parco fra le ceneri di quello vecchio con lo stesso tema chiuso perché ha causato un sacco di morti è una cattiva idea;
Creare un dinosauro con i pregi di tanti altri animali è una cattiva idea;
Mandare i tuoi nipoti minorenni e un po' indisciplinati, di cui uno in piena adolescenza con gli ormoni che gli fanno fumare le orecchie e un leggero vizio nel mettere in  pericolo il fratello, a vagare in una palla fra i dinosauri è una cattiva idea.
Però m'è garbato da morire: prima di tutto il fatto che il proprietario fosse la versione indiana dell'Iron Man di Robert Downey Jr, poi il fatto che la zia stacanovista è riuscita a correre nelle foreste, scappando da un dinosauro/mostro/ibrido potenzialmente invincibile che si chiama Indominus Rex  ma anche Godzilla ci stava benissimo, è qualcosa ai limiti dell'impossibile ed io da ragazza che sui tacchi riesce a fare 5 passi e poi uno a terra, non sapevo se ridere o piangere. Ma soprattutto sono tornata a quand'ero piccolina, la scena finale giuro che mi ha quasi fatto commuovere, giuro. È pericoloso fare sequel di questo tipo, su film cult e che alcuni "nerd" hanno considerato come roba da "nerd", quindi sacra (basti pensare al pandemonio che si sta creando attorno al fatto che nel sequel di Ghostbusters le protagoniste saranno femmine), quindi le critiche me le aspettavo a priori, più o meno come da alcuni "Otaku" - otaku si fa per dire, eh - per 47 Ronin. Io ho lasciato stare e mi sono gustata questo film in tutta la sua fantasia, perché già il primo era qualcosa di altamente imporbabile, ma finché non avrò la possibilità di tornare bambina correndo per Disneyland Paris mi accontento anche di questo.
E poi un'altra cosa: sin dal primo Jurassic Park mi sono messa a fantasticare su quanto bello e vantaggioso potesse essere avere un dinosauro, nello specifico un T-Rex, addestrato. Chris Pratt era lì ad addestrare velociraptor come fossero delfini in un parco acquatico e c'è persino un Mosasauro che delizia come se fosse un'orca. Roba da matti. Io che mi ero sempre immaginata, in deliri da persone che avrebbe bisogno di caffeina ma non gradisce il caffè, di presentarmi alle verifiche prima e agli esami poi, con un T-Rex per prendere 30 e lode come se niente fosse, avevo davanti una dimostrazione tangibile che non ero poi così tanto fantasiosa.
Non sto qui a raccontarvi la trama perché credo che non ce ne sia bisogno, chi non vede Jurassic World non ha visto Jurassic Park e quindi non ha bisogno di niente. Chi aveva bisogno come me di tornare ai bei vecchi tempi l'ha già visto. E non ditemi che la morte dei brontosauro non vi ha ricordato la morte del nonno di Piedino di La Valle Incantata. Sentiamoci vecchi. E nostalgici.

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