lunedì 20 luglio 2015

Terminator: Genisys | Spy | Recensione

Sono stata bocciata all'unico esame che potevo dare a Luglio, quindi ho un sacco di tempo libero. In poche parole, questo significa che la mia strada prenderà due direzioni: tanto mare, perché vivo in Sardegna e se non me lo godo non è estate, e tanti pomeriggi a guardare film e altre cose. Le due cose probabilmente di alterneranno, perché possedendo animali, è necessario che in famiglia si faccia a turno per fare da bambinaia.
Ieri è toccato a me e mio fratello, ci siamo visti due film.

Terminator: Genisys (2015, USA, Alan Taylor) è, come avete intuito, un nuovo capitolo della saga Terminator. È difficile riuscire a classificarlo, è allo stesso tempo un prequel, un reboot e un sequel e lo è perché ci sono tante di quelle linee temporali che secondo me uno potrebbe perdersi. Credo, fra l'altro, che sia necessario aver visto i capitoli precedenti per capire qualcosa, io ero molto piccola quando li ho visti la prima volta e mio fratello mi ha dovuto aiutare a rimettere in ordine i miei ricordi.
Inizialmente il film si inserisce in una linea temporale dove troviamo Connor già grande che salva un ignaro Kyle ancora bambino da morte certa. Subito dopo li troviamo grandi, al giorno in cui Skynet verrà sconfitto e manderà un Terminator nel 1984 per uccidere Sarah; il bellissimo Kyle lo segue e vediamo l'Undicesimo dott... scusate, Skynet, uccidere il povero Connor. Fin qui ci siamo, la storia può ripetersi all'infinito in infinite linee temporali e tutti i pezzi tornerebbero.
Solo che poi iniziano a succedere cose strane, tipo il primo Terminator che si scontra con un altro Terminator uguale ma più vecchio e c'è una lotta Arnlod VS Arnold dove il più vecchio ha la meglio. Connor invece è nudo e confuso perché durante il viaggio ha visto cose che appartengono ad un suo passato mai esistito e si ritrova a fuggire da un poliziotto asiatico che in realtà è un cazzuttissimo robot mutaforma, salvandosi grazie a Sarah e Papà (il Terminator vecchio). Kyle è convinto che le sue visioni durante il viaggio nel tempo significhino che il giorno del giudizio sia spostato al 2017, vi si recano ma, atterrando nudi su un'autostrada vengono scambiati per terroristi a arrestati. Qui scoprono che Skynet è in certo senso Genisys, un programma informatico che connette tra loro tutti i dispositivi elettronici e che manca pochissimo al suo lancio, ovvero il nuovo giorno del giudizio. Incontrano Connor e a nessuno viene da chiedersi del come mai in 20 anni non sia invecchiato. In realtà Connor è stato trasformato in una macchina umana, nel senso che è stato cambiato a livello genetico ed è quasi invincibile come una macchina ma pensante, subdolo e calcolatore come solo un umano sa essere. Da qui in poi il film è diciamo stabile sulla stessa linea temporale, procede con inseguimenti e risse. Se lo guardate rimanete fino a metà dei titoli di coda perché c'è una sorpresina che io mi aspettavo, Skynet è interpretato da Matt Smith. Il Dottore non muore mai, per quanto tragica possa essere la situazione.
La cosa che mi è piaciuta di più è sicuramente il fatto che siano riusciti ad aggirare la vecchiaia di Arnold dicendo che Terminator è ricoperto di una carne che in quanto tale invecchia. Ma soprattutto, una cosa che ho sempre apprezzato della saga è come, nonostante le botte ignoranti, si riesca sempre a lasciare qualche dubbio alla fine, come se fosse un enigma complicatissimo. Non lo so, forse è il nostro attaccamento alla speranza, poter dire  "ma quindi in tutte le linee temporali future ci sarà un Genisys da sconfiggere?" senza tralasciare poi un meraviglioso spunto su come sia forte la nostra dipendenza tecnologica oggi, forse tanto da dimenticarci che non è tutto. L'unica cosa che mi fa storcere il naso è che, proseguendo il film in questa direzione, tutti i capitoli del 1997 non hanno più senso d'esistere, è come se fossero stati cancellati da questo. L'intento era probabilmente quello di trattare temi più attuali proprio come la dipendenza da tecnologia e spostare anche il tutto un po' più in là nel futuro facendoci pensare che magari fra due anni la situazione sarà proprio così grave e, ultima ma non ultima, rifar partire una triologia (già annunciati gli altri capitoli + una serie tv) e fare i big money con i nostalgici nati nei mitici anni 80. Insomma, un film non necessario ma sicuramente non trascurato.

Invece Spy (2015, USA) è un'altra cosa. Ci tengo a precisare una cosa, prima di raccontarlo e dirvi le mie opinioni. Quand'ero piccola, mia mamma guardava un sacco di serie tv. Io ne guardavo qualcuna di rado ma Una Mamma per Amica mi appassionò tantissimo! Possiamo dire che è la prima serie tv che ho guardato per intero (più di una volta) e rimane ancora una delle mie preferite. Mi ci vedevo moltissimo in Rory, per la passione nello studio anche se i miei risultati non sono mai stati perfetti come i suoi e anche perché col passare degli anni ho iniziato a desiderare di fare da grande il suo stesso lavoro dei sogni: la giornalista.
La protagonista del film è Melissa McCarthy, ovvero Suki, personaggio che io ho tanto amato assieme a Lane. Ho sempre apprezzato il suo modo di recitare, per questo mi vien da storcere il naso quanto sento le lamentele per la sua partecipazione al reboot di Ghostbusters. Molti non la conoscono ma la criticano quando invece è bravissima e secondo me andrà benissimo anche come acchiappa fantasmi!
Comunque, il film è una commedia. Una commedia americana, quindi volgarotta nei dialoghi e straripante di luoghi comuni, basti pensare che nel film si parla per l'appunto di spie della CIA che devono impedire ai terroristi la vendita di una bomba ai russi o agli arabi. In pratica mancano solo i pompieri. Ma è proprio la sua demenza che mi è piaciuta, ho riso tanto e di cuore.
Susan è un'analista della CIA, segue Bradley nelle sue missioni, è il suo angelo e i suoi occhi. È insoddisfatta poiché voleva lavorare sul campo, ma soprattutto insicura. È innamorata del suo agente e non la biasimo perché siamo tutti, uomini e donne, innamorati di Jude Law ma lui non pare non accorgersi o meglio, preferisce far finta di niente. Durante una missione, Bradley viene ucciso e Susan si ritrova ad entrare in campo in prima persona, lavorando sotto coperture imbarazzanti, litigando ripetutamente con un pomposo ormai-ex agente Rick Ford, che fa così tanto il duro da inventarsi un mucchio di balle impossibili e continua a metterla nei pasticci ma soprattutto si scambia insulti più che gratuiti con Rayna, la donna che possiede la bomba ed è quindi il bersaglio ma che si ritrova a dover difendere a costo delle sua stessa vita.
La cosa senza dubbio migliore di questo film, la cosa che mi ha fatto più ridere è la scena girata in Italia. È sempre interessante vedere come ci vedono gli altri, nel caso i mille locali sparsi in giro per il mondo chiamati "bunga bunga" non ci siano bastati. Appena arrivata a Roma, Susan si ritrova davanti due ragazzetti che fanno apprezzamebti e ammiccano le belle ragazze e, più avanti, le chiederanno quanti chili di seno ha. Gentiluomini, quindi. La spia italiana è una che allunga troppo le mani e a prescindere dalle occasioni continua insistentemente a fare battuta a sfondo sessuale per cercare di portarsi la spia a letto. Insomma, diciamo che mi ha fatto ridere però mi ha dato anche da pensare. Il film nel complesso scorre, tra una gag e l'altra, non mi ha mai fatto guardare quanto mancava alla fine e certe demenzialità, come quelle dove c'è 50 cent, non le vedevo in un commedia da moltissimo tempo. È comico in modo intelligente, senza cadere nel nonsense e senza essere eccessivamente volgare. Però, ecco, alcuni effetti speciali sono davvero fatti male e secondo me si sarebbe potuto fare di meglio.
Giusto una cosa, devo dirla: è impossibile che una donna (o un uomo) rifiuti una cena con uno bello come Jude Law, anche se è una cena fine a sé stessa. Penso sia abbastanza piacevole anche solo stare lì a fissarlo.

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