lunedì 29 settembre 2014

The Giver - il mondo di Jonas | Recensione

Salve. Chiedo umilmente venia ma sono sepolta dalla burocrazia universitaria che mi sta semplicemente facendo impazzire. Tra tasse, esoneri, borse di studio, mi sta passando tutto l'entusiasmo per il mio terzo ed ultimo anno. Ah, io il 3 inizio le lezioni di storia e critica del cinema e non sto più nella pelle, giuro!
Comunque, tornando alle cose serie: The giver l'ho visto praticamente il giorno seguente di Si alza il vento, quello che mi è mancato è stato semplicemente il tempo di scrivere qui il mio pensiero sul film. Complessivamente sì, mi è garbato tanto.

The Giver - il mondo di Jonas (2014, USA, diretto da Phillip Noyce) è il primo fortunato capitolo della saga di Lois Lowry, che si intitola The Giver - Il donatore cui fanno seguito La rivincita, il messaggero e il figlio. Personalmente, tra appassionata lettrice, non ho mai capito come facciano le persone a scoprire queste serie meravigliose prima del film (a me è successo con Fairy Oak ma Elisabetta Gnone continua a non voler vendere i diritti e con Twilight e sappiamo tutti la gran porcata che è stata fatta con l'adattamento dei film), vi assicuro che li invidio con tutto il mio cuore e mi piacerebbe tanto poter anticipare il grande schermo una volt tanto. Personalmente, non avendo letto niente, non posso sapere se la cosa è riuscita oppure no, pertanto io posso dare un parere sol per quanto riguarda il film ed è un giudizio assolutamente positivo.

Il film inizia con Jonas e i suoi due più cari amici Fiona e Asher che parlano entusiasti della cerimonia di smistamento che li assegnerà ad un lavoro preciso nella società e noi non sappiamo praticamente niente del mondo di Jonas, a parte il fatto che è tutto incolore (il film è in parte in bianco e nero) e omologato in modo quasi nauseante. Durante la cerimonia i più piccoli ricevono una bicicletta, rigorosamente bianca e uguale per tutti, con la quale i bambini acquisteranno la prima "indipendenza" e i più grandi, invece, entrano nel mondo del lavoro (beati loro, ho pensato). Fiona diventa una tutrice/infermiera, Asher finisce per progettare e guidare droni e Jonas diventa un raccoglitore.

Raccoglitore di cosa? Dei ricordi del vecchio mondo. A questo punto possiamo venire a conoscenza di come si è passati finalmente dal nostro mondo al loro: gli umani, sfiancati dalla guerra, dall'inquinamento, dalla distruzione generale, ha deciso di "esiliarsi" e privarsi di ogni emozione tramite una iniezione mattutina. Da questo momento in poi, i saggi con a capo Elder (interpretata come sempre egregiamente da Meryl Streep) programmano e combinano la loro vita nei minimi dettagli, dalla nascita alla morte. Nessuno si innamora, le copie vengono formate secondo le affinità e i figli gli vengono affidati dopo essere stati messi al mondo da una donna il cui scopo nella vita è partorire in stile ape regina. Jonas dovrà quindi raccogliere dal suo donatore i ricordi del vecchio mondo, dalla musica ai colori per poter capire come da "famiglia" si sia arrivati ad unità famigliare. Il donatore è un uomo "particolare" che conserva dentro di sé il rimorso per la fine che ha fatto la vecchia custode delle Memorie. Solo dopo si saprà che la ragazza (la pubblicizzatissima Taylor Swift che appare nel film solo tramite ricordi e complessivamente per, esagerando, una decina di minuti) era la figlia del donatore e che, traumatizzata dai ricordi, ha deciso di andare in congedo nell'Altra Parte.
Ma quali possono essere i ricordi così brutti? Jonas adesso conosce la musica, conosce i colori (il film stesso inizia a colorarsi appena), conosce l'amore. A piacergli di meno è la guerra, il bracconaggio e tutti quei ricordi che il nuovo mondo ha voluto necessariamente cancellare, sacrificando la propria libertà per un posto dove tutti hanno uno scopo utile ad una società che si è praticamente auto-esiliata impedendo a tutti di conoscere il resto del mondo.

Jonas, che sarà abbastanza forte da "vincere la guerra" e far conoscere l'amore a Fiona che verrà trascinata in questo circolo illegale e contro le regole, convincendola a non fare più le iniezioni, scoprirà anche com'è che questo mondo è così disciplinato: il congedo e l'Altra Parte, in pratica, sono un modo carino per parlare di pena di morte. Si tratta di una piccola puntura che chiunque non rispetti le regole, non svolga il proprio lavoro, si ribelli al sistema deve farsi fare senza fiatare... ma quello che sconvolge Jonas è il fatto che queste vengano fatte anche ai bimbi che non rispettano dei determinati "standard anatomici". Ed allora, adesso che ci pensiamo, possiamo renderci conto che non esistono persone con la pelle scura o con gli occhi a mandorla. Sono tutti uguali anche nella forma e nel colore. La cosa sconvolgerà Jonas soprattutto quando nella sua unità famigliare verrà introdotto un neonato destinato all'Altra Parte e il ragazzo riconoscerà nel piccolo, tramite un piccolo neo che serve per collegare i pensieri, il futuro raccoglitore. Questo legame convince Jonas che le emozioni sono più importanti della guerra e, con l'aiuto del donatore e dei suoi amici, prenderà con sé il neonato e passerà oltre la città per andare alla ricerca di quel qualcosa che potrà ridare la memoria a tutti quanti.

Diciamo che l'idea di base, dove lo Stato ti accudisce e ti tutela, dandoti un posto di lavoro sicuro e uno scopo nella vita credo sarebbe, per la maggior parte di italiani me compresa, una sorta di benedizione, tanto più che i mestieri venivano attribuiti tramite le attitudini dell'individuo e non così a caso. Era davvero idilliaco, se non consideriamo l'inibizione delle emozioni e l'impossibilità di farsi una famiglia e poter scegliere il proprio partner per amore.
Però, voglio dire, io studio lingue e non potrei mai vivere in un mondo dove la cultura è una sola e soprattutto non potrei vivere in un mondo senza animali (questo lo sappiamo perché il "padre" di Jonas scambia il peluche di un elefante per un ippopotamo col naso lungo). Occorre quindi fare una doverosa riflessione, che credo sia il punto cruciale del film: fino a che punto può spingersi l'umano, con il suo ego smisurato, la sua voglia di strafare e la sua supremazia prima di arrivare a questo punto?
Nota dolente del film: La presenza di Katie Holmes nel cast, del tutto superflua visto che per tutto il film dice solo "precisione di linguaggio" e ogni volta che la inquadrano (comunque pochissimo) ha in faccia la stessa smorfia che ha avuto la la maggior parte delle puntate di Dowson's Creek. In compenso ho davvero, ma davvero, apprezzato il mondo graduale in cui i colori sono apparsi nel film.

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