domenica 21 settembre 2014

Si alza il vento (...il faut tenter de vivre!) | Recensione

Giovedì io, mia cognata e mio fratello ci siamo seduti nel mi divano-letto e, ammorbidito lo schienale con i cuscini, ci siamo regalati la visione di Si alza il vento. Diciamo che a questo preferisco altri capolavori del Maestro, ma sinceramente ho dovuto guardarlo abbracciando Mokona da quanto è commovente, soprattutto se poi lo si guarda come ho fatto io pensando che questo è almeno per il momento il suo ultimo lavoro. Disegni meravigliosi come sempre, una colonna sonora impeccabile; l'unico punto a sfavore direi che è la presenza di alcune scene esageratamente lunghe, che comunque non cambiano il fatto che siano 126 minuti appassionanti e meritevoli.




Si alza il vento (2013, Giappone, Hayao Miyazaki) è liberamente ispirato all'omonimo manga dello stesso Miyazaki, che si ispirò al sempre omonimo romanzo di Tatsuo Hori. Si racconta la vita romanzata di Jiro Horikoshi,il famoso ingegnere aeronautico della seconda guerra mondiale vissuto fra il 1903 e il 1982.
La storia inizia con il nostro protagonista ancora piccolo, quando la dimensione del sogno di quest'ultimo incontra quella del signor Caproni. Dopo un breve dialogo tra i due, Jiro decide che sarebbe diventato un progettista d'aeri, visto che a causa dei suoi problemi alla vista non potrà mai pilotarli.

Facciamo un poderoso passo avanti alla mattina del 1 Settembre del 1923, quando il nostro Jiro ha circa 20 anni e si trova su un treno diretto a Tokyo, dove inizierà gli studi di ingegneria, a bordo del quale avviene il primo incontro con la bella Nahoko. L'atmosfera timida e romantica è destinata a durare ben poco, perché quel giorno in Giappone avvenne il Grande terremoto del Kanto. Nel clima di paura la domestica della ragazza si spezza una caviglia e Jiro, da grande gentiluomo, aiuta le due donzelle a raggiungere la loro casa. I due si separano senza sapere i rispettivi nomi.

Terminati gli studi Jiro inizia a lavorare per la Mitsubishi e viene mandato in Germania insieme ad un suo caro amico per ottenere la licenza di produzione di uno Junkers. Tornato in patria, tutti i suoi progetti si rivelano dei fallimenti, nonostante tutti continuino a lodare le sue idee assolutamente innovative e la sua straordinaria intelligenza. Oppresso e deluso dal lavoro, si concede una breve vacanza in un hotel dove incontra di nuovo Nahoko, che nel frattempo è diventata un'appassionata pittrice. Jiro finisce per "salvarla" altre due volte: la prima recuperandole un ombrello e la seconda aiutandola a tornare a casa durante un acquazzone dopo il loro incontro. I due si innamorano, ma capiamo subito che c'è qualcosa che non va: Nahoko si ammala e i due si innamorano in stile Romeo e Giulietta. A osservare il tutto c'è il turista tedesco Hans, che annuncia all'ingegnere la volontà tedesca di riaprire il conflitto prevedendo anche la partecipazione giapponese, che allargherà la guerra a livello mondiale.
Quest'ultimo fuggirà poco dopo che Jiro chiederà a Nahoko di sposarlo e lei accetterà, dicendogli che le nozze si sarebbero svolte solo dopo la sua guarigione dalla tubercolosi.

La malattia di Nahoko peggiora e viene ricoverata in ospedale, mentre Jiro è braccato dalla polizia segreta che lo cerca per via di Hans. Quando le condizioni di Nahoko non lasciano alcuna speranza i sue decidono di sposarsi e vivere assieme. Jiro continua a lavorare instancabile per costruire l'aereo dei suoi sogni, quello stesso aereo fatto di carta che fece innamorare i neo sposi l'uno dell'altra. Vivono davvero dei bellissimi momenti insieme, forse questa è la parte più bella del film. Ma (perché sempre un ma) non passa molto tempo il nostro gentleman si vedrà costretto a partire per pochi giorni per lavorare ad un importante progetto per la Mitsubishi.

BENE! Il racconto finisce qua, il finale non lo rivelo, anche se è facilmente recuperabile su Wikipedia non voglio macchiarmi di questo crimine. Non anticipatevi niente, vale la pena vederlo. Un'altra piccolissima critica molto personale alla luce di tutto questo devo farla: il fumo assiduamente presente nel cartone. Ho letto su internet che questo è costato in alcuni paesi anche divieti a certe fasce d'età. Tuttavia comprendo che a quell'epoca la sigaretta era irrinunciabile e apprezzo la ricostruzione storica che nello studio Ghibli è sempre perfetta.
Comunque, consigliatissimo!

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