lunedì 29 settembre 2014

The Giver - il mondo di Jonas | Recensione

Salve. Chiedo umilmente venia ma sono sepolta dalla burocrazia universitaria che mi sta semplicemente facendo impazzire. Tra tasse, esoneri, borse di studio, mi sta passando tutto l'entusiasmo per il mio terzo ed ultimo anno. Ah, io il 3 inizio le lezioni di storia e critica del cinema e non sto più nella pelle, giuro!
Comunque, tornando alle cose serie: The giver l'ho visto praticamente il giorno seguente di Si alza il vento, quello che mi è mancato è stato semplicemente il tempo di scrivere qui il mio pensiero sul film. Complessivamente sì, mi è garbato tanto.

The Giver - il mondo di Jonas (2014, USA, diretto da Phillip Noyce) è il primo fortunato capitolo della saga di Lois Lowry, che si intitola The Giver - Il donatore cui fanno seguito La rivincita, il messaggero e il figlio. Personalmente, tra appassionata lettrice, non ho mai capito come facciano le persone a scoprire queste serie meravigliose prima del film (a me è successo con Fairy Oak ma Elisabetta Gnone continua a non voler vendere i diritti e con Twilight e sappiamo tutti la gran porcata che è stata fatta con l'adattamento dei film), vi assicuro che li invidio con tutto il mio cuore e mi piacerebbe tanto poter anticipare il grande schermo una volt tanto. Personalmente, non avendo letto niente, non posso sapere se la cosa è riuscita oppure no, pertanto io posso dare un parere sol per quanto riguarda il film ed è un giudizio assolutamente positivo.

Il film inizia con Jonas e i suoi due più cari amici Fiona e Asher che parlano entusiasti della cerimonia di smistamento che li assegnerà ad un lavoro preciso nella società e noi non sappiamo praticamente niente del mondo di Jonas, a parte il fatto che è tutto incolore (il film è in parte in bianco e nero) e omologato in modo quasi nauseante. Durante la cerimonia i più piccoli ricevono una bicicletta, rigorosamente bianca e uguale per tutti, con la quale i bambini acquisteranno la prima "indipendenza" e i più grandi, invece, entrano nel mondo del lavoro (beati loro, ho pensato). Fiona diventa una tutrice/infermiera, Asher finisce per progettare e guidare droni e Jonas diventa un raccoglitore.

Raccoglitore di cosa? Dei ricordi del vecchio mondo. A questo punto possiamo venire a conoscenza di come si è passati finalmente dal nostro mondo al loro: gli umani, sfiancati dalla guerra, dall'inquinamento, dalla distruzione generale, ha deciso di "esiliarsi" e privarsi di ogni emozione tramite una iniezione mattutina. Da questo momento in poi, i saggi con a capo Elder (interpretata come sempre egregiamente da Meryl Streep) programmano e combinano la loro vita nei minimi dettagli, dalla nascita alla morte. Nessuno si innamora, le copie vengono formate secondo le affinità e i figli gli vengono affidati dopo essere stati messi al mondo da una donna il cui scopo nella vita è partorire in stile ape regina. Jonas dovrà quindi raccogliere dal suo donatore i ricordi del vecchio mondo, dalla musica ai colori per poter capire come da "famiglia" si sia arrivati ad unità famigliare. Il donatore è un uomo "particolare" che conserva dentro di sé il rimorso per la fine che ha fatto la vecchia custode delle Memorie. Solo dopo si saprà che la ragazza (la pubblicizzatissima Taylor Swift che appare nel film solo tramite ricordi e complessivamente per, esagerando, una decina di minuti) era la figlia del donatore e che, traumatizzata dai ricordi, ha deciso di andare in congedo nell'Altra Parte.
Ma quali possono essere i ricordi così brutti? Jonas adesso conosce la musica, conosce i colori (il film stesso inizia a colorarsi appena), conosce l'amore. A piacergli di meno è la guerra, il bracconaggio e tutti quei ricordi che il nuovo mondo ha voluto necessariamente cancellare, sacrificando la propria libertà per un posto dove tutti hanno uno scopo utile ad una società che si è praticamente auto-esiliata impedendo a tutti di conoscere il resto del mondo.

Jonas, che sarà abbastanza forte da "vincere la guerra" e far conoscere l'amore a Fiona che verrà trascinata in questo circolo illegale e contro le regole, convincendola a non fare più le iniezioni, scoprirà anche com'è che questo mondo è così disciplinato: il congedo e l'Altra Parte, in pratica, sono un modo carino per parlare di pena di morte. Si tratta di una piccola puntura che chiunque non rispetti le regole, non svolga il proprio lavoro, si ribelli al sistema deve farsi fare senza fiatare... ma quello che sconvolge Jonas è il fatto che queste vengano fatte anche ai bimbi che non rispettano dei determinati "standard anatomici". Ed allora, adesso che ci pensiamo, possiamo renderci conto che non esistono persone con la pelle scura o con gli occhi a mandorla. Sono tutti uguali anche nella forma e nel colore. La cosa sconvolgerà Jonas soprattutto quando nella sua unità famigliare verrà introdotto un neonato destinato all'Altra Parte e il ragazzo riconoscerà nel piccolo, tramite un piccolo neo che serve per collegare i pensieri, il futuro raccoglitore. Questo legame convince Jonas che le emozioni sono più importanti della guerra e, con l'aiuto del donatore e dei suoi amici, prenderà con sé il neonato e passerà oltre la città per andare alla ricerca di quel qualcosa che potrà ridare la memoria a tutti quanti.

Diciamo che l'idea di base, dove lo Stato ti accudisce e ti tutela, dandoti un posto di lavoro sicuro e uno scopo nella vita credo sarebbe, per la maggior parte di italiani me compresa, una sorta di benedizione, tanto più che i mestieri venivano attribuiti tramite le attitudini dell'individuo e non così a caso. Era davvero idilliaco, se non consideriamo l'inibizione delle emozioni e l'impossibilità di farsi una famiglia e poter scegliere il proprio partner per amore.
Però, voglio dire, io studio lingue e non potrei mai vivere in un mondo dove la cultura è una sola e soprattutto non potrei vivere in un mondo senza animali (questo lo sappiamo perché il "padre" di Jonas scambia il peluche di un elefante per un ippopotamo col naso lungo). Occorre quindi fare una doverosa riflessione, che credo sia il punto cruciale del film: fino a che punto può spingersi l'umano, con il suo ego smisurato, la sua voglia di strafare e la sua supremazia prima di arrivare a questo punto?
Nota dolente del film: La presenza di Katie Holmes nel cast, del tutto superflua visto che per tutto il film dice solo "precisione di linguaggio" e ogni volta che la inquadrano (comunque pochissimo) ha in faccia la stessa smorfia che ha avuto la la maggior parte delle puntate di Dowson's Creek. In compenso ho davvero, ma davvero, apprezzato il mondo graduale in cui i colori sono apparsi nel film.

domenica 21 settembre 2014

Si alza il vento (...il faut tenter de vivre!) | Recensione

Giovedì io, mia cognata e mio fratello ci siamo seduti nel mi divano-letto e, ammorbidito lo schienale con i cuscini, ci siamo regalati la visione di Si alza il vento. Diciamo che a questo preferisco altri capolavori del Maestro, ma sinceramente ho dovuto guardarlo abbracciando Mokona da quanto è commovente, soprattutto se poi lo si guarda come ho fatto io pensando che questo è almeno per il momento il suo ultimo lavoro. Disegni meravigliosi come sempre, una colonna sonora impeccabile; l'unico punto a sfavore direi che è la presenza di alcune scene esageratamente lunghe, che comunque non cambiano il fatto che siano 126 minuti appassionanti e meritevoli.




Si alza il vento (2013, Giappone, Hayao Miyazaki) è liberamente ispirato all'omonimo manga dello stesso Miyazaki, che si ispirò al sempre omonimo romanzo di Tatsuo Hori. Si racconta la vita romanzata di Jiro Horikoshi,il famoso ingegnere aeronautico della seconda guerra mondiale vissuto fra il 1903 e il 1982.
La storia inizia con il nostro protagonista ancora piccolo, quando la dimensione del sogno di quest'ultimo incontra quella del signor Caproni. Dopo un breve dialogo tra i due, Jiro decide che sarebbe diventato un progettista d'aeri, visto che a causa dei suoi problemi alla vista non potrà mai pilotarli.

Facciamo un poderoso passo avanti alla mattina del 1 Settembre del 1923, quando il nostro Jiro ha circa 20 anni e si trova su un treno diretto a Tokyo, dove inizierà gli studi di ingegneria, a bordo del quale avviene il primo incontro con la bella Nahoko. L'atmosfera timida e romantica è destinata a durare ben poco, perché quel giorno in Giappone avvenne il Grande terremoto del Kanto. Nel clima di paura la domestica della ragazza si spezza una caviglia e Jiro, da grande gentiluomo, aiuta le due donzelle a raggiungere la loro casa. I due si separano senza sapere i rispettivi nomi.

Terminati gli studi Jiro inizia a lavorare per la Mitsubishi e viene mandato in Germania insieme ad un suo caro amico per ottenere la licenza di produzione di uno Junkers. Tornato in patria, tutti i suoi progetti si rivelano dei fallimenti, nonostante tutti continuino a lodare le sue idee assolutamente innovative e la sua straordinaria intelligenza. Oppresso e deluso dal lavoro, si concede una breve vacanza in un hotel dove incontra di nuovo Nahoko, che nel frattempo è diventata un'appassionata pittrice. Jiro finisce per "salvarla" altre due volte: la prima recuperandole un ombrello e la seconda aiutandola a tornare a casa durante un acquazzone dopo il loro incontro. I due si innamorano, ma capiamo subito che c'è qualcosa che non va: Nahoko si ammala e i due si innamorano in stile Romeo e Giulietta. A osservare il tutto c'è il turista tedesco Hans, che annuncia all'ingegnere la volontà tedesca di riaprire il conflitto prevedendo anche la partecipazione giapponese, che allargherà la guerra a livello mondiale.
Quest'ultimo fuggirà poco dopo che Jiro chiederà a Nahoko di sposarlo e lei accetterà, dicendogli che le nozze si sarebbero svolte solo dopo la sua guarigione dalla tubercolosi.

La malattia di Nahoko peggiora e viene ricoverata in ospedale, mentre Jiro è braccato dalla polizia segreta che lo cerca per via di Hans. Quando le condizioni di Nahoko non lasciano alcuna speranza i sue decidono di sposarsi e vivere assieme. Jiro continua a lavorare instancabile per costruire l'aereo dei suoi sogni, quello stesso aereo fatto di carta che fece innamorare i neo sposi l'uno dell'altra. Vivono davvero dei bellissimi momenti insieme, forse questa è la parte più bella del film. Ma (perché sempre un ma) non passa molto tempo il nostro gentleman si vedrà costretto a partire per pochi giorni per lavorare ad un importante progetto per la Mitsubishi.

BENE! Il racconto finisce qua, il finale non lo rivelo, anche se è facilmente recuperabile su Wikipedia non voglio macchiarmi di questo crimine. Non anticipatevi niente, vale la pena vederlo. Un'altra piccolissima critica molto personale alla luce di tutto questo devo farla: il fumo assiduamente presente nel cartone. Ho letto su internet che questo è costato in alcuni paesi anche divieti a certe fasce d'età. Tuttavia comprendo che a quell'epoca la sigaretta era irrinunciabile e apprezzo la ricostruzione storica che nello studio Ghibli è sempre perfetta.
Comunque, consigliatissimo!

mercoledì 17 settembre 2014

Penelope | Recensione

Sono reduce da un esame di spagnolo, ho passato gli ultimi giorni in una specie di stato psichedelico dove ripetevo le declinazioni dei verbi come mantra. Per cui, ecco un post leggero, leggero, leggero. Ovvero il mio film preferito: Penelope (2006, USA, diretto da Mark Palansky), visto per puro caso in tv. Non amo molto la televisione, tanto che non ce l'ho neppure in camera e in quell'occasione ho costretto mio fratello ad ospitarmi nella sua camera, perché il trailer nella pubblicità mi aveva completamente stregato e non potevo assolutamente perdermelo.

Passiamo alla trama, il film è niente più niente meno che una fiaba "moderna", una specie di "La bella e la bestia" al contrario: Penelope è una ragazza figlia di artistocratici. Parecchie generazioni addietro qualcuno scagliò una maledizione sulla famiglia: la prima femminuccia nata, avrebbe avuto il naso e le orecchie da maiale. Caso volle che per anni vennero al mondo solo maschi. Fino a Penelope che, poveraccia, si trovò addosso la maledizione indirizzata al suo bis-bis-bis nonno. Per le orecchie nessun problema, la bella chioma fluente di Christina Ricci copre perfettamente il danno, ma per il naso la cosa si fa più difficile. La mamma di Penelope riesce a farsi una ragione del fatto ed in tutti i modi cerca di risolvere l'enigma che dovrebbe sciogliere la maledizione: solo quando qualcuno dello stesso genere della ragazza riuscirà a guardare oltre il suo naso, amandola e accettandola così com'è, la sfortunata potrà avere finalmente un aspetto umano. Interpretando il passo "qualcuno dello stesso genere della ragazza" come "un aristocratico" la donna organizza per la figlia degli incontri con dei nobili rampolli che puntualmente fuggono quando vedono il naso da maialino, lasciando la ragazza sempre più sfinita e demoralizzata.

Edward è un giovane ragazzo che partecipa ad uno di questi incontri e alla vista di Penelope fugge tanto veloce da non lasciare ai genitori il tempo di firmare il patto di segretezza, obbligatorio per tutti i pretendenti. Va in commissariato per denunciare il fatto, cui nessuno crede tranne Lemon (l'intramontabile Peter Dinklage) che vide Penelope alla nascita. I due decidono di fare coppia per dimostrare l'esistenza della ragazza-maiale e per far ciò assumono lo squattrinato col vizio del gioco d'azzardo Johnny (James McAvoy, aw lo adoro) che, sotto lo pseudonimo di Max, deve semplicemente far innamorare di sé la ragazza e convincerla a mostrarsi. Iniziano quindi una serie di tenerissimi incontri, i due si innamorano e quando lei decide di mostrarsi, lui si rende conto che non essendo nobile non può spezzare la maledizione e decide di lasciarla.

Penelope, col cuore spezzato e con una madre ansiosa (e un po' egoista) fugge di casa. Fa amicizia con alcune persone che non sanno della sua identità, perché nasconde il naso con una sciarpa. Per avere dei soldi invia le sue foto a Lemon, che a quel punto capisce che Penelope è solo molto sfortunata e decide di lasciarla in pace. Un giorno la ragazza ha un malore ed il mondo viene a scoprire il suo segreto: Penelope diventa semplicemente una star. Edward allora, per salvarsi la faccia, le chiede di sposarlo ma lei non amandolo veramente lo lascia all'altare. Torna a casa sua, in abito da sposa e la mamma estremamente delusa (perché pensava di aver finalmente risolto l'increscioso problema) le chiede il perché di quell'atteggiamento e... magia! Quando Penelope risponde «Perché mi piaccio così», la maledizione si spezza. La spiegazione è molto semplice: essendo unica nel suo genere, era lei stessa a doversi amare ed accettare!


...No, non preoccupatevi, non finisce qui! Perché il film fa un potente passo avanti: Penelope diventa una maestra ed un giorno, a Carnevale, si reca in un condominio, dove tutti sono mascherati dalla vecchia lei. Qui incontra Johnny (ebbene sì!), iniziano a ballare, lui la riconosce e si rimettono assieme, finalmente liberi. Il film termina con Penelope su un'altalena, molto simile a quella che aveva in camera sua, sulla quale si dondolava malinconicamente con suo muso da maiale... ma questa volta non è sola, a spingerla c'è il suo "principe azzurro"... E VISSERO PER SEMPRE FELICI E CONTENTI.
p.s. So che questo film è di una banalità incredibile, chiedo umilmente venia, mi piace troppo.

giovedì 11 settembre 2014

Hullabaloo steampunk animation: salviamo il 2D!

Duuuuunque sono stata parecchio impegnata questo periodo. Impegnata in senso negativo, purtroppo per me. Mai in vita mia mi era capitato di desiderare così ardentemente che l'estate finisse. Come dico sempre (è praticamente diventato il mio motto): l'unica cosa bella di una giornata di merda è la certezza che a mezzanotte finisce. Per me non è stata solo una giornata di merda, ma una stagione intera di merda. Ho praticamente passato Maggio, Giugno e Luglio e dare esami e poi ho dovuto affrontare la malattia fulminante di un parente. Avevo pure iniziato a scrivere per un giornale, che meraviglia, peccato che dopo un mese appena sia fallito. Capirete bene che per me, che sono il tipico sardo che passa tutti i fine settimana al mare in panciolle, questo è stato l'inferno. Triste, terribilmente caldo, sudato, disoccupato. Tutto quello che mi è successo mi ha portato a trascurare moltissimo il blog, che era partito come un progetto meraviglioso ed invece mi sembra quasi si vederci la polvere sopra. L'unica nota meravigliosa di quest'estate è stato un concerto dell'artista che più stimo e che non vedevo da due anni: Caparezza. Sto dedicando un post alla canzone Kevin Spacey, ma è più lungo di quanto mi aspettassi e purtroppo, con la sessione di Settembre e un esame di spagnolo (sigh) alle porte, non posso dedicargli il tempo che meriterebbe.
Quindi faccio una capatina giusto per copiaincollare un articolo che ho scritto per lavanderiayoung.com, con la quale collaboro da un mesetto circa.
L'articolo parla di Hullabaloo:


Per gli appassionati del 2D e dello steampunk “Hullabaloo” rappresenta un progetto nuovo e assolutamente imperdibile. Per chi non lo sapesse, lo steampunk è una corrente della narrativa (letteraria, cinematografica, illustrativa…) che introduce la tecnologia anacronistica basata interamente sul vapore (sono rappresentativi gli ingranaggi) in un’ambientazione storica che solitamente si riconosce nell’800. Per intenderci, i film di Miyazaki si basano sullo steampunk, così anche Hugo Cabret di Marin Scorsese.

Ma che cos’è, nello specifico, hullabaloo? Bene: Hullabaloo è un film composto da veterani Disney e dell’animazione in generale che semplicemente, vogliono salvare il 2D (come da sempre si propone lo studio Ghibli) che è ormai stato sostituito dal 3D. Insomma, si vuole salvare l’animazione tradizionale, quella fatta di contorni neri con cui noi tutti siamo cresciuti. E lo staff del progetto è sensazionale: il creatore è James Smith, ovvero il “papà” de Il re Leone, Pocahontas e del corto da Oscar Paperman; tra gli animatori troviamo, invece: Bruce Smith (Roger Rabbit, Tarzan), Rick Familoe (La Sirenetta, La bella e la bestia, Aladdin), Mikyou Lee (La prinicipessa e il ranocchio, Frozen), Sandro Cluezo (Come d’incanto, Le follie dell’imperatore, Kung fu Panda), Sarah Airries (Ralph Spaccatutto); per la final line c’è Aleza Summerfield che ci ha regalato capolavori Dreamworks come Il principe d’Egitto, Spirit e Sinbad;il CG Modeler è Joffery Black (Gli incredibili, Ratatouille, Spongebob) e Leo Oliveto; alle musiche c’è il pluripremiato Manel Gil-Inglada; al doppiaggio facciamo faville: Yuri Lowenthal (il Sasuke di Naruto), Mary Robinette Kowal e un nome che agli appassionati di steampunk sarà ben noto, G. D. Falsaken. Alla produzione c’è Evely Kriete e alla composizione Jane Akuna (Jobs).
Insomma con film del genere la cosa promette davvero bene, visto che gli animatori hanno avuto tutti a che fare in qualche modo con capolavori dell’animazione che ci rendono nostalgici solo a pensarci. Il film va avanti con le donazioni su indiegogo (indiegogo.com/projects/hullabaloo-steampunk-animated-film). La campagna partita il 27 Agosto… e ad oggi è arrivata al 335%! Giusto per intenderci, l’obbiettivo era di 80,000 USD, ne ha raggiunti 267,611 e, visto che la campagna finisce il 1 Ottobre, probabilmente le donazioni arriveranno ancora.
Forse è merito dello steampunk, forse del fatto che in fin dei conti l’animazione classica piace ancora tanto a tutti ma Hullabaloo è un successo già prima di uscire.


Non so voi ma io avevo la lacrime agli occhi appena ho visto i disegni e i nomi degli animatori. Sto seriamente sperando con tutto il mio cuore che assieme al film escano una serie di gaget a tema steampunk che per chi come me non "gli piace" ma "l'ossessiona" (in inglese suona meglio: I don't like, I obsess) è il paradiso. Aspetto con ansia nuovi sviluppi ed inizio a conservare i soldi per cinema (di nuovo sigh, mi tocca conservare soldi per tutto).
Una piccola considerazione: a me il 3D non dispiace, come non mi dispiace la visione a Planetarium (l'ho provata ad Amsterdam) anche se riconosco fa male al collo in un modo incredibile; non sono una persona particolarmente nostalgica, nel senso che rimango aperta alle nuove tecnologie/adattamenti che spesso mi garbano assai. Però io adoro disegnare, oltre che scrivere e sono praticamente cresciuta col callo dello scrittore. Insomma, a me piacciono i disegni in 2D perché per me sono qualcosa di intimo e familiare. E sono comunque una tecnica di animazione che va preservata e non deve estinguersi. Non mi piace considerarla come "primitiva" ma come una tecnica a sé!

lunedì 1 settembre 2014

Film introversi, non si è soli nemmeno nella solitudine

Definisco film "introversi" quelli che parlano di personaggi timidi e sociofobici.
Il motivo per cui amo questi film è che io sono così: timidissima e completamente incapace di fare amicizia. Non sto scherzando e non fa ridere. Sono solitaria non perché non apprezzo l'essere umano ma perché la mia timidezza mi impedisce qualsiasi interazione sociale e nella mia vita non so quante occasioni ho perso a causa di questa cosa. Credo che sia tutto dovuto al fatto che i miei compagni mi prendevano in giro perché soffro di sigmatismo e zetacismo (giusto per intenderci, parlo come Jovanotti) e questa cosa col tempo ha finito col bloccarmi -motivo per cui ho aperto un blog e non un canale youtube-; come se non bastasse, ho una fortissima cadenza sarda e pare che questo sia un divertente motivo per sbeffeggiarmi.  Se poi ci aggiungiamo il fatto che sono una persona molto, molto, molto ansiosa il gioco è fatto. Quando mi capita di dare esami orali all'università sfoggio un italiano e un inglese che vi assicuro è imbarazzante, nonostante tutti in situazione di quiete, si complimentino sempre per il mio lessico. Insomma, questa cosa sta compromettendo la mia sanità mentale, non sto scherzando. Quindi ho deciso di rincorrere ai ripari e ho iniziato a leggere Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita di Giulio Cesare Giacobbe, autore che alcuni miei amici mi avevano già in precedenza lodato e consigliato. In sostanza si tratta di una divertente guida del 2003 che si propone tramite alcuni esercizi di yoga e buddhismo zen (eh lo so, sembra già figo così) di farti vivere una vita normale. Credo che dopo questo libro proverò qualche altra guida dello stesso autore come La paura è una sega mentale e magari come diventare un Buddha in cinque settimane. Ecco alcuni protagonisti dei film che hanno disperatamente bisogno di leggere questo libro, esattamente come me:

Angélique Delange & Jean-Réne, protagonisti di Gli emotivi anonimi (Les émotifs anonymes, 2010 Francia, directed by Jean-Pierre Améris). Amo questo film, è uno dei miei preferiti (ma non quello in assoluto, a cui voglio dedicare un post a parte) ed è naturalmente francese. Dunque: chi sono gli emotivi anonimi? Esattamente come gli alcolisti anonimi, sono un gruppo di supporto dove a far da protagonista è l'emotività e la timidezza. I partecipanti sono veri e propri casi umani, roba dell'altro mondo e Angélique ne fa parte. Lei è una cioccolataia bravissima che vive sotto mentite sponde perché incapace di mostrarsi al pubblico e godersi il meritato successo. Jean-Réne invece è a capo di una piccola azienda di cioccolato in crisi -anche a causa della sua timidezza-, che non riesce a legare in alcun modo con le donne e che conscio di questo è in cura dallo psicologo. Quando quest'ultimo darà a Jean-Réne il compito di interagire con la timida Angélique, ci saranno una serie di avvenimenti tragicomici che, vi giuro, mi hanno fato ridere di quella che in fin dei conti è la mia stessa debolezza portata all'esagerazione. Il finale soprattutto, è bellissimo: i due pronti a sposarsi decidono di fuggire assieme perché incapaci di sostenere la tensione, vivendo quindi la loro fobia sociale insieme.

James Sveck, di Un giorno questo dolore ti sarà utile (One day this pain will be useful to you, 2011, Italia/USA, directed by Roberto Faenza). Non potrò mai dimenticarmi questo film e come l'ho visto, sembrava uno scherzo del destino: l'anno della mia maturità ho partecipato come giuria per il David di Donatello e, in poche parole, quello che dovevo fare era semplicemente recarmi al cinema una volta a settimana per guardare un film "a scrocca". Non mi capita mai di arrivare tardi in posti dove devo entrare in una stanza piena di gente, come può essere appunto il cinema o ad esempio una lezione in facoltà. Però quella volta successe ed ero molto combattuta tra l'entrare nella sala e passare inevitabilmente sotto lo sguardo di tutti o tornare a casa e uscire dal progetto, visto che avevo terminato le assenza possibili. Alla fine, grazie all'aiuto del buio in sala, entrai e fu lì che conobbi James Sveck nato prima di tutto come personaggio "introverso" del mondo letterario (il film è tratto dall'omonimo romanzo di Peter Cameron. Se vi dovesse capitare leggetelo, è meraviglioso). James è solitario, timido, il migliore amico del suo cane, definito un disadattato perché durante una gita con la classe in preda ad un attacco di panico fuggì dal guppo e passò diversi giorni da solo in un museo a fare quello che più gli piace, ovvero leggere. Nonostante nella sua famiglia siano tutti abbastanza bizzarri, James è l'unico che viene mandato da una life coach, in seguito alla sua decisione di non andare all'università e di trasferirsi a vivere in una casa lontano dal caos di NY. Quando poi James ingannerà, senza sapere nemmeno lui il perché, un ragazzone che lavora alla galleria della madre creando non pochi problemi, cercherà e troverà conforto nell'unica persona che l'ha sempre sostenuto: sua nonna. Il punto cruciale di della solitudine di Sveck credo sia la lotta tra la sua consapevole introversione e l'inconscia ricerca di un'anima gemella, quasi come per ribadire il concetto che anche le anime più solitarie hanno bisogno di qualcuno al proprio fianco.

Lars Lindstorm, da Lars e una ragazza tutta sua (Lars and the real girl, 2007, USA, directed by Crieg Gillespie). Semplicemente non crederete ai vostri occhi: Lars (un semprebello Ryan Gosling) è così timido che sembra avere un qualche ritardo mentale. Rifiuta qualsiasi interazione, snobba una sua collega carinissima che cerca in tutti i modi di conquistarlo e soprattutto si innamora... di una real doll a grandezza naturale. Lars la chiama Bianca ed inventa per lei una biografia perfetta nei minimi dettagli: di origini brasiliane, è paralitica e costretta in una sedia a rotelle (così da poter giustificare il fatto che una bambola non può camminare). Inoltre, essendo entrambi fortemente credenti, chiede al fratello e a sua moglie incinta di ospitare la ragazza, perché entrambi non sono d'accordo a dormire assieme. La psicoanalista a cui il fratello si rivolgerà ovviamente preoccupato per il fratello, consiglia di trattare Bianca come se fosse reale assecondando quindi Lars e coinvolgere l'intera comunità nella farsa. La cosa funziona, infatti sarà Lars stesso a far ammalare Bianca che morirà nel giro di non molto tempo. Paradossalmente Lars guarirà dalla sua timidezza e potrà finalmente farsi una vita sociale (so che volete sapere come finisce tra lui e la collega, ma non ve lo dico).

Amélie e Nino de Il favoloso mondo di Amélie (Le fabuleux destin de Amélie, 2001, Francia, directed by Jean-Pierre Jeunet). Credo che i più abbiano visto questo film, quindi credo che capiscano benissimo perché Amélie rientra in questa categoria. E Nino pure, è timido persino il suo hobby di collezionista di fototessere. Amélie è una ragazza particolare, del tutto fuori dagli schemi sociali e, anche in questo caso, si innamora di uno come lei. Però, attenzione, ci sono altri due personaggi all'interno del film che rientrano in questa categoria di cui però purtroppo non ricordo il nome e internet stavolta non è riuscito ad aiutarmi: la collega di Amélie al "Café des 3 moulins" e il fedele cliente. Questi due personaggi passano buona parte di film a scambiarsi sguardi timidi e al contempo passionali, creando un casino dopo l'altro e senza in pratica mai concludere niente. Alla fine la passione che poi scoppierà in bagno, piuttosto rumorosamente. Per la gioia di tutti.

Renée Michel e Paloma Josse de il riccio (Le Hérisson, 2009, Francia, directed by Mona Achace). Il titolo è già una metafora perfetta, quello del romanzo da cui è tratto lo è anche di più: l'eleganza del riccio, di Muriel Barbery. Renée è la portinaia di un palazzo, che si mostra con chi abita nel palazzo come burbera e antipatica, capace di voler bene solo al suo gatto. In realtà la donna vuole nascondere a tutti i costi la sua passione per la letteratura e la filosofia. Paloma Josse invece è un'undicenne estremamente intelligente, che si rifiuta di diventare come gli adulti e pertanto brama il suicidio il giorno del suo dodicesimo compleanno. Tra Renée e Paloma nascerà una profonda ed intima amicizia, conciliata da Kakuro Ozu, che fra l'altro riuscirà a far ammorbidire il cuore vedovo e sofferente di Renée. Dimostrazione di come due persone che non riescono ad integrarsi nella società possono essere la salvezza l'una per l'altra.

Ce ne sono altri milioni di personaggi del genere, ma questi sono senza dubbio sulla mia top-fiver personale. Aggiungerei anche Edward mani di forbici ma alla fine, poveraccio, aveva anche ragione a sentirsi un attimino fuori dal comune. Esistono ad esempio una serie di documentari, manga e anime che parlano dell'Hikikomori, ovvero una sindrome sviluppata soprattutto in Giappone dove baldi giovani e meno giovani si isolano volontariamente, vivendo in un modo artificiale fatto di fumetti e tv. In Asia, dove le aspettative lavorative e scolastiche raggiungono livelli che metterebbero a rischio la sanità mentale di chiunque, è un fenomeno pericolosamente in crescita. Ma finché non si raggiunge quel tipo di eccesso, i timidi di questa loro particolarità possono riderne.