martedì 24 maggio 2016

The Dressmaker | The Boy and The Beast

Ciao ragazzi. Dunque, ho finito la tesi YAY! Dopo più di un anno, finalmente la mia creatura ha visto la vita! Ora sto pensando all'ultimo esame e se tutto va bene questa mia piccola grande avventura vedrà finalmente la fine! Non ho avuto il tempo di guardare tantissimi film ma visto che questo significa che le cose procedono, direi che va bene così!


Qualche settimana fa sono andata al cinema con mia mamma per vedere The Dressmaker (2015, Australia, di Jocelyn Moorhouse) e devo dire che entrambe siamo rimaste piacevolmente sorprese. Tilly, interpretata da Kate Winslet, ritorna al suo piccolissimo paese natio per occuparsi di sua madre e scoprire perché, da piccola, è stata costretta ad abbandonare il suo paese e la sua famiglia. Per vivere, Tilly lavora come sarta e il grandissimo talento acquisito negli anni di "esilio" nelle più importanti capitali della moda, farà sì che fin dai primi tempi tutte le donne facciano affidamento a lei per avere degli abiti che sappiano valorizzarle al massimo. Dopo il suo allontanamento, dovuto al presunto omicidio di un suo compagno di scuola, la madre di Tilly ha perduto la ragione e fa molta fatica a fidarsi di quella donna che è piombata improvvisamente in casa sua dicendo di essere sua figlia. Tra un vestito e l'altro, Tilly avrà anche tempo per innamorarsi di Teddy, un suo quasi coetaneo (si vede che tra i due c'è molta differenza d'età, lo so) che farà molta fatica a conquistarla, con un fratello disabile che è la chiave di tutto. I personaggi del villaggio sono personaggi con una personalità ben delineata che però hanno in comune la mentalità spiccia spesso tipica dei paesi: sono bigotti, cattivi, sono "piccoli", pungenti e velenosi, calcolatori. Quelli che escono da questo modello di comportamento, come ad esempio la mamma di Tilly che è il personaggio migliore di tutto il film, vengono emarginati, presi in giro e ignorati. Teddy lo dice anche, che il motivo per cui lui e la sua famiglia sono ancora lì è perché lui è bravo a giocare a baseball e fa vincere la squadra, così come racconta a Tilly il fatto che hanno cercato di allontanare il fratellino di nascosto. Questo fa capire bene che razza di persona abitano quel paese e sinceramente Tilly è così sfortunata che circondarsi di personaggi così è l'ultima cosa di cui aveva bisogno. La cosa che più mi ha entusiasmata di questo film è che non segue la logica del "il perdono è la miglior vendetta"; Tilly si vendica, con tutti, senza un briciolo di compassione, lasciando dietro di sé, ai suoi nemici quello che si meritano: ceneri.



The Boy and The Beast (Bakemono no ko2015, Giappone, di Mamoru Hosada) è un film d'animazione giapponese, vincitore si numerosissimi premi. In Italia è stato distribuito come sempre dalla Lucky Red e come sempre solo per due giorni, il 10 e 11 maggio. NON è un film dello Studio Ghibli, ma dello Studio Chizu, nel caso per qualcuno fosse importante. Per me non lo è, perché film d'animazione del Sol Levante così coinvolgenti non ne vedevo da un pezzo. Dai tempi di Arrietty, più o meno. La trama è abbastanza complicata, ma in pillole parla di questo ragazzo, rimasto "orfano" (la madre è morta, il padre è assente anche se non per suo volere, come scopriamo in seguito) che finisce nel mondo delle bestie dove Kamatetsu, doppiato da uno splendido Pino Insegno, ha bisogno di un allievo per poter aspirare a diventare un nuovo dio. Poi c'è l'amicizia, il conflitto interiore, l'amore, l'adolescenza e tutto ha i suoi tempi. Il film dura quasi due che sembrano molte di meno per come scorre veloce. Davvero consigliato. Ora scusatemi ma torno a piangere Hodor.

mercoledì 27 aprile 2016

Lui è tornato | Recensione

SONO ANCORA VIVA! Ebbene sì. Ho visto un sacco di film belli di cui volevo scrivere, ma non è stato un bel periodo, mi sono fatta prendere dallo scoraggiamento così tanto che ho cancellato anche il post precedente con la mia opinione su Victor Frankenstein e ho pensato di abbandonare l'intero diario. Alla fine m'è passata, quindi eccomi qui! Più forte di prima, come sempre! Sono sicura che prima o poi imparerò anche io a prendere le cose un po' più alla leggera e mi godrò un po' più la vita, devo solo avere pazienza.


Avete presente quando alle elementari c'è quel compagno a cui proprio non piace studiare storia e chiede alla maestra qual è il senso di studiare cose vecchie, già successe e la maestra risponde che studiare certe cose serve a non farle succedere mai più? Ecco, con i tempi che corrono adesso a me sembra talvolta di vivere in un déja vu: c'è la crisi economica, c'è il malcontento generale e c'è anche la xenofobia, l'odio razziale. Insomma, ci sono le premesse, per adesso. Lui è tornato (Er ist wieder da, 2015, Germania, di David Wnendt) ci pone davanti ad un quesito: se Adolf Hitler tornasse, si cadrebbe negli errori del passato? Il film è tratto dall'omonimo libro di Timus Vermes, che è diventato un best seller. La prima volta che ho visto il trailer sinceramente non sapevo se ridere o indignarmi, perché da una parte mi divertiva l'idea di vedere un Adolf Hitler in difficoltà con gli smartphone e il web, dall'altra mi chiedevo se fosse giusto ironizzare su un personaggio del genere. Alla fine mi ha fatto sorridere. E mi ha fatto pensare, perché la risposta alla frase era affermativa: secondo il regista e l'autore riuscirebbe a riottenere successo tra i tedeschi. In certi punti il film sembra girato come un documentario ed è quella la cosa più atroce, sentire Hitler parlare con le persone e sentir loro dire cose che non sono molto differenti da quelle che gli hanno permesso di salire al potere. Tutti credono che lui sia un attore, ma ai suoi monologhi annuiscono, vedendolo in strada tutti scherzano e si fanno foto col dittatore. Sono pochissime le persone che si lamentano di lui e alcuni di loro fanno parte del partito neonazista tedesco. Alla fine oltre ad finale a sorpresa, secondo il Führer i tempi sono abbastanza maturi per poter riprendere il suo lavoro da dove l'aveva lasciato.

lunedì 14 marzo 2016

Zootropolis | Deadpool | Gods of Egypt | Perfetti sconosciuti

Finiti questi Oscars, si torna alla vita normale, Qualche considerazione sui vincitori: Brooklyn, il film che ho adorato, non ha vinto niente e dire che ci sono rimasta male è dire poco; Cranston non è riuscito a compiere il miracolo e ha vinto Leo, all'inizio questa cosa mi faceva rabbia, poi ho pensato che io nel mio cercare di passare spagnolo sono come lui e la magia dell'empatia mi ha permesso di gioire insieme a tutto l'internet. Quanto al film d'animazione, era scontata la vittoria di Inside Out, soprattutto se consideriamo che questa categoria esiste da 15 anni e la Disney un po' per merito suo un po' grazie alla Pixar ha vinto la bellezza di 10 volte, però O menino e o mundo era molto, molto più meritevole anche se riconoscono che ci vogliono certi trascorsi per riuscire ad immedesimarsi quanto basta per capirne la delicatezza. Ma veniamo a oggi:


Zootropolis (Zootopia, 2016, USA, di Byron Howard e Rich Moore) l'ho visto con mia mamma al cinema il giorno dell'uscita, il 13 febbraio era il mio compleanno e il 18 siamo andate a festeggiare. Sinceramente una volta arrivata alla multisala ero molto combattuta, perché non vado al cinema spesso - essendo il più vicino parecchio lontano da casa, a 45 minuti di treno e almeno mezz'ora a piedi, più il ritorno - e il giorno uscivano anche Il caso Spotlight, Deadpool e The Danish Girl, però col senno di poi ed avendoli visti tutti dopo credo di aver fatto la scelta giusta. I due direttori comunque sono una garanzia: Byron Howard ha diretto Bolt e Rapunzel, mentre Rich Moore ha diretto Ralph Spaccatutto, che ad oggi rimane uno dei miei preferiti. Il film è diretto in CGI e secondo me il primo teaser trailer è uno dei più geniali che la Disney abbai mai fatto perché non diceva assolutamente niente sulla trama, ma dava importanza a quella che poi è la chiave del film: i personaggi sono antropomorfi e sanno di esserlo, essendo questa una conseguenza diretta dell'evoluzione. I personaggi di Zootropolis vivono senza distinzione tra prede e predatori ed è grazie a questo che la coraggiosa coniglietta Judy Hopps può ambire a diventare un poliziotto. Durante il suo primo giorno di lavoro come ausiliaria del traffico viene "adescata" da una volpe di nome Nick Wilde, diventando senza volerlo complice delle sua malefatte, che consistono nel comprare dei ghiaccioli da elefante e rivenderli in versione rimpicciolita adatta ai criceti. Nick e Judy si ritroveranno a vivere un'avventura con degli inaspettati antagonisti. In generale, comunque, i protagonisti sono tutti adorabili: ci sono i bradipi che vincono su tutta la linea, Benjamin il ghepardo grasso di cui mi sono follemente innamorata e i toporagni mafiosi. Il film è zeppo di citazioni, la mia preferita è quella di Breaking Bad. Come al solito la Disney lancia un messaggio che va dritto al cuore, che parte dal motto della città: ognuno può essere ciò che vuole. Andando oltre le limitazioni fisiche per cui purtroppo chi come me è alto poco più del metro e mezzo non può diventare né un modello né una hostess, mi piace pensare che inseguendo i propri sogni di possa non dico realizzarli, ma almeno avvicinarcisi un pochino. Questa cosa la penso spesso, mi dà sempre una forza incredibile ed è, probabilmente, l'unica cosa che mi fa ancora scrivere, studiare, avere degli obbiettivi. È il mio pensiero da quanto mi sono sentita per la prima volta che bisognava aiutare chi aveva già la strada spianata dalle amicizie importanti o da un conto in banco imponente, ho detto che avrei dimostrato a me stessa e agli altri che io posso essere ciò che voglio perché io non sono le conoscenze dei miei genitori, io sono i miei sacrifici, la mia volontà, i miei studi. Spero tanto che ogni bambino che vede questo film tenga bene a mente il motto di questo film e ci pensi ogni volta che un adulto stronzo gli dice che il rendimento scolastico di un alunno dipende dal reddito della famiglia.


Su Deadpool (2016, USA, di Tim Miller) non posso dire molto, perché gli unici fumetti che ho letto sono W.i.t.c.h., Topolino e qualcosa di Minnie. Tutto quello che so sui diversi universi del fumetto lo sa dai cinecomics, che in generale mi piacciono molto anche se ogni tanto mi tocca chiedere a mio fratello di spiegarmi qualcosina. Deadpool comunque mi è piaciuto, mi ha fatto ridere di cuore. So che alcune mamme si sono lamentate dei linguaggio scurrile e delle scene di sesso ma come ho detto prima il giorno usciva Zootropolis quindi perché non andare sul sicuro con un classico Disney? Perché non leggere le recensioni visto che in America è uscito il 12 Febbraio? A me comunque ha divertito molto, è una comicità pungente che credo non necessiti per forza della lettura del fumetto. Ryan Reynolds è bravissimo come sempre. Il sequel è stato annunciato prima dell'uscita di questo capitolo nella sale ed è lo stesso protagonista a darne l'annuncio alla fine dei titoli di coda.


Gods of Egypt (2016, USA, di Alex Proyas)... mi tocca fare un mea culpa. Già, perché non l'ho guardato perché pensavo potesse essere interessante, o perché mi piace l'argomento. L'ho guardato solo per uno degli attori protagonisti: Gerard Butler. Dovete sapere che amo con tutta me stessa questo bel maschio scozzese dai tempi delle tartarughe di 300. I miei ormoni sono tipo impazziti e da allora è diventato il mio metro di giudizio sulla bellezza di un uomo. Credo che il film non sia né brutto né un capolavoro, Gerard è il Dio Seth, che costretto a vivere nel deserto si porta addosso parecchio risentimento verso il padre e il fratello, tanto che arriva in una città egizia troppo futuristica per il tempo, uccide suo fratello e ruba gli occhi al nipote Horus. La città piomba nel terrore e Seth cambia le regole e permette l'accesso al paradiso solo a chi ha dei beni di valore da offrire in cambio. Un anno dopo, Bek e Zaya, due giovani innamorati cercano di fuggire dalla città, ma lei muore. Bek quindi parte alla ricerca di Horus e lo aiuta a riprendersi il trono con la promessa di aiutare Zaya, che essendo morta come nullatenente, non può accedere al paradiso. Seth nel frattempo uccide pure il padre e prende dai vari Dei parti del corpo differenti in modo da diventare un Super-Dio quasi invincibile. Non l'ho trovato nulla di entusiasmante, in compenso ho scoperto che Gerard è bono anche quando fa è il cattivo della situazione.


Prima di partecipare alla giuria del David, non avevo una grande considerazione del cinema italiano, come la maggior parte degli italiani che associano il nostro cinema ai Cinepanettoni. Mi sono ricreduta, perché abbiamo certi film che non hanno nulla da invidiare a Hollywood e Perfetti sconosciuti (2016, Italia, di Paolo Genovese) è uno di questi. Lo so che andrà a finire che in pochi lo guarderanno e a Natale tutti a dire che siamo dei poveri incapaci e tutto il resto. La trama è molto semplice: una coppia di coniugi invita a cena altre due coppie di amici più un loro amico scompagnato e, tra una battuta e l'altra, decidono di mettere i propri cellulari al centro della tavola e condividere qualsiasi cosa arrivi, chiamate, foto, messaggi. Qualsiasi cosa, qualsiasi segreto messo in mostra davanti a coniugi e amici di una vita. La cosa geniale in questo film sta nel fatto che i dialoghi sono di grandissima qualità, sono veri e di una fluidità incredibile. Le battute sono le stesse che chiunque di noi potrebbe scambiarsi con gli amici. È straordinario se pensate che la location del film è un piccolo appartamento, che la maggior parte del film si svolge con i protagonisti seduti a tavola. Leggo su Wikipedia il film ha ricevuto richieste di remake da tutto il mondo. Detto questo, fate voi.

domenica 28 febbraio 2016

#Oscar2016: Carol | 45 anni | Creed | Anomalisa | L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo

Pubblico il quarto post dedicato agli Oscar 2016, che si terranno questa sera. Con dispiacere ho deciso di non guardare Room perché credo che possa essere troppo più cruento di quanto riesco a sopportare. So che non è molto corretto ma davvero, se fosse troppo dovrei interrompere a metà a sarebbe un fastidio enorme.


Carol (2015, UK/USA, di Todd Haynes) è un film tratto dal romanzo The price of salt di Patricia Highsmith. Ha ricevuto 6 candidature:
Anche qui, come in Brooklyn, ci troviamo negli anni 50. Come ho già detto nel post precedente, questo è un film che si occupa dei diritti LGBT. Racconta il timido inizio di una storia d'amore fra la giovane Therese e Carol, che sta divorziando. Le due si conoscono nel negozio di giocattoli dove lavora Therese e c'è da dire che Cate Blanchett, che interpreta Carol, riesce ad essere come sempre molto intrigante. Si vede che è una donna sicura di sé, che sa quello che vuole e non perde tempo ad ottenerlo, infatti invita subito Therese ad una serie di uscite dove però non ci sono allusioni di alcun genere, è sicuramente un flirt, una frequentazione, ma è molto cauta ed elegante. L'unica cosa che riesce a minare la sicurezza di Carol è il marito, che è ancora innamorato di lei e usa la sua bambina per cercare di recuperare il matrimonio. Si mostra molto turbato dalla nuova amica di Carol, perché sua moglie in passato ha avuto una relazione con Abby, la sua migliore amica. All'ennesimo rifiuto della moglie a ricominciare da zero, porta in tribunale la donna per avere l'affidamento esclusivo, usando come clausola a suo favore della mancanza di moralità, che fa riferimento alla sua omosessualità. Questa citazione la porterà lontano dalla figlia per diversi mesi che Carol usa per fare un viaggio assieme a Therese, durante il quale le due hanno un rapporto, che verrà registrato da un uomo che lavoro per il marito. Quest'avvenimento le separerà per lungo tempo e Carol dovrà decidere se seguire la sua natura o nascondersi per sempre. Personalmente non ritengo che questa sia l'interpretazione migliore di Cate Blanchett e sinceramente ho fatto anche un po' di fatica ad iniziare a concentrarmi sul film, sono molto lenti i dialoghi e si evolve molto lentamente la trama.


45 anni (45 years, 2015, UK, di Andrew Haigh) ha una sola candidatura:
  • Miglior attrice protagonista a Charlotte Rampling, assieme a: Cate Blanchett (Carol), Saoirse Ronan (Brooklyn), Jennifer Lawrence (Joy), Brie Larson (Room)
Per descrivere questo film, scomodo Paulo Coelho:
Dicono che durante la nostra vita abbiamo due grandi amori. Uno con il quale ti sposerai o vivrai per sempre, può essere il padre o la madre dei tuoi figli: con questa persona otterrai la massima comprensione per stare il resto della tua vita insieme. E dicono che c’è un secondo grande amore, una persona che perderai per sempre. Qualcuno con cui sei nato collegato, così collegato, che le forze della chimica scappano dalla ragione e ti impediranno sempre di raggiungere un finale felice. Fino a che un giorno smetterai di provarci, ti arrenderai e cercherai un’altra persona che finirai per incontrare. Però ti assicuro che non passerà una sola notte senza aver bisogno di un altro suo bacio, o anche di discutere una volta in più. Tutti sanno di chi sto parlando, perché mentre stai leggendo queste righe, il suo nome ti è venuto in mente. Ti libererai di lui o di lei e smetterai di soffrire, finirai per incontrare la pace, però ti assicuro che non passerà un giorno in cui non desidererai che sia qui per disturbarti. Perché a volte si libera più energia discutendo con chi ami, che facendo l’amore con qualcuno che apprezzi.
Ho pensato a questa frase, che credo sia una delle più vere del mondo, per tutto il film. E Kate mi ha fato una gran pena, perché lei è il secondo grande amore. Ha passato 45 anni di vita con un uomo che chiama una donna morta cinquant'anni prima "la mia Katya". Un uomo che ha basato la sua vita, le sue letture, la sua musica su una relazione precedente. Anzi, ha basato la vita di entrambi su questa persona e nonostante tutto vuole almeno provare a perdonarlo, anche se sa che sarà sempre una seconda scelta dovuta ad una tragedia e ad una morte. Charlotte Rampling merita l'Oscar solo per la sua espressione finale. Il film dura 85 minuti, se li avete liberi, concedetevelo.


Creed - Nato per combattere (Creed, 2015, USA, di Ryan Coogler) ha anch'esso una sola candidatura:
Trovo super bello Stallone nei primi film di Rocky. Tutti mi danno della pazza ma è così, lo trovo seriamente affascinante. Solo che questo è uno spin-off, Rocky è vecchio e non mi garba più. Credo che il loro sia un tentativo di far rinascere la saga e a sinceramente pare un attimino azzardato, anche perché la storia si ripete e alle lunghe scoccia. La trama in parole spicce è che Adonis Creed è il figlio di Apollo nato da una relazione extraconiugale e per questo ha passato parte della sua infanzia negli istituti. Un giorno poi la moglie di Apollo lo prende con sé, lo istruisce e lui ha un bel lavoro. Solo che Adonis ha i combattimenti nel sangue e molla tutto per trasferirsi in Philadelphia dove convince il povero Rocky Balboa, ormai vedovo, a ritornare nel giro. Mentre Adonis fa in conti con le alte aspettative che si porta dietro con il suo cognome, Rocky fa i conti con la vecchiaia e con una nuova, terribile battaglia. Non c'è nulla di nuovo rispetto agli altri (c'è Bianca però, non Adriana), ma gli attori sono davvero bravi e la colonna sonora che ad un certo punto si fa molto nostalgica e agli appassionati della saga sarà scoppiato il cuore.



Anomalisa (2015, USA, di Charlie Kaufman), candidato in una categoria;

Il film è girato in stop motion e fin qui la cosa mi garba parecchio, è una delle mie tecniche preferite. Poi è fatto così dannatamente bene che quelle persone potrebbero essere vere. Il problema è la trama. È complessa, molto. Ho dovuto cercare su internet per cercare di dare un senso al tutto. Perché ero sicurissima che le cose avessero un senso, solo che non capivo. Perché hanno tutti la stessa voce? Perché hanno tutti la stessa faccia? Ho trovato questo articolo e mi ha aiutato a dare il senso alla cosa, che poi per chi conosce la sindrome di Fregoli la cosa ha senso dai primi istanti del film, visto che l'albergo si chiama così... per chi non la conosce non ne ha assolutamente. Ora, io avevo sentito parlare di capolavoro, ma penso che possa essere considerato tale da pochissimi eletti, perché non so quanti conoscano una rara malattia psichiatrica e non so nemmeno quanto le persone siano disposte ad andare a cercarsi su internet la cosa. Probabilmente se il film fosse presentato diversamente da "oratore motivazionale è giù di morale e trova un barlume in Lisa", cambierebbe tutto. Se il film fosse presentato come un racconto di una malattia rara che è oltretutto psichiatrica, la cosa sarebbe molto diversa. Dalla descrizione in molteplici film pensavo di trovarmi davanti ad una cosa molto simile alla grande bellezza, invece no. Esattamente come un depresso non è "triste", Stone non è annoiato o deluso, ma malato. Visto così è un'altra cosa, perché la sua vista nell'incontrare Lisa non cambia, Lisa diventa l'ennesima vittima del suo delirio e lui continua a vivere nella sua ossessione. Avvertimento: amici genitori, è un cartone ma non è per bambini. A meno che non abbiate intenzione di spiegare moltissime cose, ci sono altri bellissimi film d'animazione. Questo guardatevelo da soli, perché è così esplicito, lascia così poco alla fantasia che le api e i fiori non sarebbero mai più menzionabili.


L'ultima parola - La vera storia di Donald Trumbo (Trumbo, 2015, USA, di Jay Roach) è basato sulla biografia del celebre sceneggiatore scritta da Bruce Alexander Cook. È candidato in una categoria:


    Tutti gli avvenimenti si svolgono in un periodo che non è tanto roseo per gli americani: il maccartismo, che è uno degli argomenti preferiti della mia professoressa di Storia del giornalismo. Durante questo periodo ci una vera a propria persecuzione dei comunisti e delle persone sospettate di essere tali. Era un'isteria di massa come quella della caccia alla strega e non risparmiava nessuno, i nomi nella lista nera andavano dai professori, alle figure di Hollywood. È una cosa che andò avanti abbastanza tempo da diventare ridicola e far perdere del tutto credibilità all'uomo a capo di questo periodo: Joseph McCarthy. Dalton Trumbo è un comunista che non nasconde di essere tale e non lo nasconde perché la considera una cosa buona: a sua figlia spiega che comunista è una persona che va a scuola con la sua cosa preferita ed è disposto a dividerla con il suo compagno senza pranzo. Per il suo schieramento politico Trumbo si fa un sacco di nemici e perde altrettanti amici, oltre a passare svariati mesi in carcere. Sarà costretto a firmare con un altro nome sia Vacanze Romane che La più grande corrida, guardando la cerimonia degli Oscar dal suo divano. Pare che nel corso della sua carriera abbia usato almeno 30 pseudonimi diversi. Personalmente credo che Bryan Craston sia il migliore attore protagonista di quest'edizione e lo dico con cuore spezzato per l'amore che provo per Eddie. È sempre stato capace, basti pensare al successo di Breaking Bad, però qui si è superato. Il suo non è un personaggio semplice, sta interpretando un grande di Hollywood che ha vissuto una vita difficile per difendere i propri ideali, uno sceneggiatore da due premi oscar che si è accontentato di scrivere film mediocri. È un personaggio che ha difeso i propri ideali sacrificando la libertà, poi ha sacrificato la propria famiglia per il proprio lavoro. Probabilmente è proprio l'essere stato combattivo ed un po' egoista ad aver fatto di lui il personaggio che è oggi, è un po' lo stesso discorso che ho fatto per Steve Jobs. Se Craston dovesse vincere, sarà bello pensare che Trumbo sta finalmente ritirando un'oscar. E si sarà guadagnato anche questo.

    sabato 27 febbraio 2016

    #Oscar2016: Steve Jobs | The Danish Girl | Il caso Spotlight | La grande scommessa | Brooklyn

    Terza puntata degli Oscar 2016. Purtroppo non riuscirò a fare tutti i film come sperato ma ragazzi, ho passato Spagnolo 1 dopo aver provato lo scritto la bellezza di NOVE volte! Nove appelli significa che ci ho provato per praticamente un anno e mezzo senza successo e potete solo immaginare la frustrazione che mi ha provocato questa cosa, quindi dopo aver passato lo scritto superare le due prove orali e avere finalmente quel maledetto voto caricato nel libretto era la mia assoluta priorità. L'università è sempre stata la cosa in assoluto più importante, ricordo che da piccola dicevo sempre che volevo laurearmi. Non m'importava il corso, volevo solo laurearmi. Dopo aver passato questo maledetto esame che mi ha portato ad odiare lo spagnolo in maniera forse irreversibile, sono riuscita a recuperare solo perché ho iniziato a guardare più e meno due film al giorno, ma non riuscirò comunque a vedere in tempo i film stranieri e i documentari e mi dispiace perché talvolta sono i più interessanti.


    Steve Jobs (2015, USA, di Danny Boyle) è il secondo film sul co-findatore della Apple. Ha ricevuto due candidature:
    • Miglior attore protagonista a Michael Fassbender, assieme a: Bryan Craston (Trumbo), Matt Damon (The Martian), Leonardo DiCaprio (Revenant), Eddie Redmayne (The Danish Girl)
    • Miglior attrice non protagonista a Kate Winslet, assieme a: Jennifer Jason Leigh (The Hateful Eight), Rooney Mara (Carol), Rachel McAdams (Il caso Spotlight), Alicia Vikander (The Danish Girl)
    Michael Fassbender, meglio conosciuto come Fassy, secondo i critici è l'attore che potrebbe mettere in pericolo la vincita del povero Leo. Il film si può divide in 3 parti, tre fasi della vita di Steve che corrispondono ad altrettanti prodotti: Il Macintosh del 1984, il NeXT del 1988 e l'iMac nel 1998. Sono troppo piccola per ricordare i primi due prodotti, alcune cose mi sono un attimino sfuggite. Però non è questa la cosa importante, perché i prodotti sono un misero contorno. La verità è che a Fassy spetta l'ingrato compito di far vedere il lato oscuro di un personaggio che è stato amato, che con il suo "Stay hungry, stay foolish" ha incoraggiato e ispirato molte, moltissime persone. Steve Jobs è un personaggio idolatrato, basti pensare al fatto che la sua assistente Joanna gli fa presente che i suoi computer costano troppo per il 1984 e adesso i suoi prodotti continuano a costare troppo ma la gente fa la fila ai lanci dei suoi prodotti per averne uno. La mela morsicata è un marchio in cui gli altri si identificano, è quasi uno status symbol. E a Fassbender tocca il compito di smontare questa figura idilliaca, porta gli spettatori che lo amano a pensare diversamente, come il motto dei suoi prodotti. Partiamo dalla complicata relazione fra lui e Lisa, che si evolve assieme ai suoi computer. È una figlia non voluta e Jobs glielo dice senza mezzi termini. Tratta male i colleghi, in pratica nessuno lo ama veramente, se non fosse per quell'anima pia di Joanna che sistema la sua vita e il suo lavoro, sempre. Joanna è il perno di Jobs, l'unica persona che alla fine riesce a farlo ragionare. Forse è l'unica persone per cui Jobs ha rispetto, l'unica che ascolta. Steve Jobs nella vita di tutti i giorni era arrogante, così sicuro di sé da trattare gli altri come persone senza cervello, una persona che non si curava di ferire i sentimenti altrui. Infatti alla fine ha fatto terra bruciata attorno a sé e Fassbender riesce a farsi odiare così tanto in questo film che mi sto ancora chiedendo com'è che Joanna non è ancora stata fatta santa. E comunque sarebbe bellissimo vedere Leonardo e Kate vincere l'Oscar assieme, la fangirl che è in me urla al solo pensiero.


    The Danish Girl (2015, USA/UK, di Tom Hooper) di candidature ne ha 4:
    • Miglior attore protagonista a Eddie Redmayne, assieme a Matt Damon (The Martian), Leonardo DiCaprio (Revenant), Bryan Cranston (Trumbo),   Michael Fassbender (Steve Jobs), Eddie Redmayne (The Danish Girl)
    • Miglior attrice non protagonista a Alicia Vikander, assieme a: Kate Winslet (Steve Jobs), Jennifer Jason Leigh (The Hateful Eight), Rooney Mara (Carol), Rachel McAdams (Il caso Spotlight)
    • Miglior scenografia a Michael Standish & Eve Stewart, assieme a: Celia Bobak & Arthur Max (The Martian), Rena DeAngelo, Bernhard Henrich & Adam Stockhausen (Il ponte delle spie), Colin Gibson e Lisa Thompson (Mad Max: Fury Road), Celia Bobak & Arthur Max Jack Fisk e Hamish Purdy (Revenant)
    • Migliori costumi a Paco Delgado, assieme a: Jacqueline West (Revenant) Jenny Beavan (Mad Max: Fury Road), Sandy Powell ( Carol e Cenerentola)
    Mi tocca cercare di essere il più imparziale possibile, perché io amo alla follia Eddie e vorrei tanto che vincesse perché anche qui come lo scorso anno in La teoria del tuto è riuscito ad emozionarmi tantissimo. Assieme a Carol è il film che si occupa dei diritti LGBT in quest'edizione degli Academy. Nel film Carol si parla di una relazione fra due donne e di una di esse che si vede sottratto l'affidamento della propria bambina proprio a causa della sua omosessualità, che negli anni '50 aveva a che fare con la morale. Ne parlerò meglio nel prossimo post. Qui si racconta la storia di Lili Elbe, che ha ispirato il romanzo La danese di David Ebershoff. Lili è un personaggio realmente esistito, è la prima persona ed essere riconosciuta come transessuale, la prima ad aver fatto una transizione. Lili nasce come Einar Wegener e si sposa molto giovane con Gerda Gottlieb. Entrambi sono artisti ed è probabile che questo sia stato un aiuto nella loro storia. Lili nasce da un gioco, come soggetto per i ritratti di Gerda e diventa presto realtà. Esattamente come in La teoria del tutto, la moglie di Lili ha un ruolo importantissimo, confermando che dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna anche se in questo caso ho fatto fatica a capire se ho provato più pena per Lili, transessuale in un mondo che li vorrebbe con la camicia di forza, o per Gerda, moglie di uomo che ama profondamente ma che non può più ricambiarlo. Gerda si è fatta forza per sé stessa e per il suo compagno, che non ha mai abbandonato, che ha sempre supportato, che ha prontamente a tutti quei medici che lo volevano "curare" dalla sua "malattia". Tratta un argomento delicato ma il trasporto emotivo è tale che penso che anche il più bigotto, il più scettico, anche quello del Family Day non possono restare insensibili al dolore, alla tragedia una dona incastrata in un corpo non suo, una donna che si deve nascondere, che viene picchiata per qualcosa per cui non può fare niente. La storia di Lili Elbe meritava di essere raccontata e merita di essere vista.



    Il caso Spotlight (Spotlight. 2015, USA, di Tom McCarthy) ha ricevuto sei candidature:
    Il film parla di un tipo di giornalismo che mi è molto caro: il giornalismo d'inchiesta. Mi è caro perché nel momento in cui ho deciso di iscrivermi ad un corso di laurea che si occupa di giornalismo, ho detto a me stessa che se quello un giorno dovesse diventare il mio lavoro, voglio occuparmi d'inchiesta. L'ho sempre trovato il più affascinante e a suo modo anche il più utile. Spotlight è una rubrica del giornale Boston Globe e si occupa di inchieste giornalistiche. Il nuovo direttore, Marty Baron, incoraggia la squadra a scavare più a fondo nella vicenda dei preti pedofili della città, mentre lui "fa causa alla chiesa cattolica" per ricevere dei documenti sull'argomento. La squadra Spotlight inizia il suo lavoro contattando un sopravvissuto alle molestie che ha messo su un'associazione per vittime dei preti pedofili, che gli fornisce abbastanza materiali da scoprire che i preti sono un numero di gran lunga maggiore di quanto si aspettavano: novanta preti nella sola città di Boston. Raccogliendo testimonianze e studiando gli archivi, scoprono anche la chiesa cattolica usa diciture precise per indicare i preti che vengono di volta in volta spostati da una parrocchia all'altra, quindi con uno schema è possibile rintracciare i nomi. La vicenda cambierà la vita dei giornalisti e sono sicura che sconvolgerà anche le vostre, perché le testimonianze sono tutte esplicite, raccontate nella loro crudeltà... fanno venire i brividi. In realtà tutto il sistema è inquietante, dagli avvocati che danno man forte alla chiesa, al modo in cui quest'ultima è riuscita a nascondere tutto per troppo tempo ed il modo in cui cerca di nascondere anche l'indagine fa pensare che sotto potrebbero esserci chissà quali altre atrocità. A Spotlight l'inchiesta è valsa il Pulitzer nel 2003 mentre a noi italiani è toccato l'arcivescono Law, ovvero colui che è si occupava del trasloco di questi preti. Dopo l'inchiesta è stato trasferito a Roma, mentre le testimonianze delle vittime sono state più di 600. Penso che sia veramente interessante per tutti osservare come si lavora all'interno di un giornale, vivere come nasce un articolo prima, un'inchiesta poi e gli sviluppi successivi alla pubblicazione. 


    La grande scommessa (The big short, 2015, USA, di Adam Mckey) ha cinque candidature:
    Mi piacerebbe poter parlare a lungo di questo film, fare lunghe analisi sugli argomenti, sui fatti, sulla tematica. Ma non ne sono in grado ed è una sensazione bruttissima che non mi capitava da quando al corso di cinema ho visto Margin Call. Per me l'economia è un arabo come qualsiasi cosa che concerne la matematica e che ci crediate o no mi sono sforzata a lungo di capire. A dire il vero, la cosa bella di questo film è che si sforza di fari capire: Margot Robbie, Anthony Bourdain, Selena Gomez e Richard Thaler appaiono nei punti del film in cui sembra che il cervello stia per scoppiare dalla confusione per spiegare in modo tanto pacchiano quanto efficace cosa sta succedendo. A me la cosa ha aiutato molto, solo che non sono assolutamente in grado di ripeterlo. Quello che ho capito è che Christan Bale interpreta un appassionato di metal estremamente intelligente che andando contro tutti ha scoperto una grossa bolla nel mercato immobiliare dovuto al fatto che con la crisi e tutto il resto, le persone non sarebbero più state capaci di pagare i propri mutui, ovvero la cosa su cui i creditori facevano affidamento. Utilizzando una formula flessibile li hanno concessi praticamente a tutti e questo, in parole povere, è quello che ha mancato in rovina le banche. Ci sono tre storie in parallelo: la principale è Michael Burry, che ha l'intuizione nel 2005 e spende più di un miliardo per "portarsi avanti col lavoro"; poi c'è Vennett, che appena viene a sapere della cosa si mette in affari con Baum e la sua squadra, che odiano tutta Wall Street ma lavorano in quel campo, poi ci sono Finn e Charlie, due giovani investitori alle prime armi ma molto promettenti che scoprono casualmente dell'affare e convincono Rickert, un banchiere in pensione, ad aiutarli. Il film si sviluppa più o meno come Margin Call, che racconta la notte precedente al fallimento della Lehman Brothers. Copre un arco di 3 anni, dal 2005 al 2008, anni in cui le banche hanno sminuito e completamente ignorato il problema della bolla, continuando a vendere CDO e a fare la bella vita sulla fiducia della gente comune. In tutto questo delirio, questi soldi spesi e guadagnati, ci sarà anche spazio per ripensare a cosa ha veramente significato tutta questa noncuranza e forse il momento migliore del film è proprio quello in cui Rickert si gira verso i due giovani ormai ricchi per dire loro di smetterla di gioire: tutti loro hanno guadagnato sui lavori e sulle pensioni perse, sulla fiducia nelle banche, sui risparmi di una vita andati in fumo. Ed io che sono una figlia della crisi, non posso che essere d'accordo con lui.


    Brooklyn (2015, Irlanda, UK & Canada, di John Crowley) è un film tratto dall'omonimo romanzo di Colm Tóibín, che sicuramente non tarderò ad aggiungere ala libreria. Ha ricevuto tre candidature:
    • Miglior film, assieme a: Il ponte delle spie, Revenant, Mad Max: Fury Road, The Martian, La grande scommessa, Room, Il caso Spotlight
    • Miglior attrice protagonista a Saoirse Ronan, assieme a: Jennifer Lawrence (Joy), Cate Blanchett (Carol), Brie Larson (Room), Charlotte Rampling (45 years)
    • Miglior sceneggiatura non originale a Nick Hornby, assieme a: Charles Randolph e Adam McKay (La grande scommessa), Drew Goddard (The Martian), Phyllis Nagy (Carol), Emma Donoghue (Room)
    Ero parecchio scettica, in realtà avevo deciso di guardarlo solo se mi sarebbe bastato il tempo, perché dalla trama sembrava il solito triangolo amoroso a sinceramente... meh. Poi però è successo che lo dovevo guardare dopo cena e si era fatto un po' tardi, quindi scegliendo fra questo e Carol ho optato questo perché è più corto. Posso dire che è il mio preferito per molteplici motivi: amo gli anni 50, dal modo così elegante di muoversi, alla gentilezza dell'amore, dalla brillantina ai vestiti da donna. Se avessi letto la trama con attenzione probabilmente l'avrei visto per primo. Poi è una tematica di cui ultimamente si è parlato tanto, di cui ho già parlato quando ho raccontato le mie impressioni su O menino e o mundo, anche se qui i protagonisti sono diversi: nel film brasiliano ad andare via è il padre del bambino, in questo caso ad andare via è Eilis, la protagonista. La fuga di cervelli è una cosa di cui si è parlato tanto qui in Italia, è una piaga per il nostro paese e qui in Sardegna è una cosa che si sente parecchio. Siamo senza futuro come i giovani irlandesi e talvolta ho impressione che l'isolamento tipico di chi vive in un'isola renda il distacco molto più drammatico. Non so come sia nel resto del Bel Paese, ma qui le persone anziane consigliano i giovani ad andare via, io me lo sento dire da quando sono piccola. Quando le persone scoprono che studio lingue la risposta è quasi sempre "hai fato bene, così ti trovi meglio quando parti". La mia tesi di maturità parlava dell'esilio, perché di questo si tratta quando sei costretto a partire per poter diventare grande, indipendente, per poterti fare una famiglia e avere una casa. Eilis si trasferisce dall'Irlanda a Brooklyn con il cuore in mano, con le radici strappate a forza e appena arrivata Brooklyn sta male. Il Padre che l'ha aiutata ad arrivare lì le dice che "la nostalgia di casa è come le altre malattie, passerà". È un gioco di parole che in italiano non rende ma in inglese è poesia. E c'è qualcosa di più vero? La maggior parte delle persone che si trasferiscono passano i primi tempi a piangere ed Eilis ha pure il vantaggio di essersi trasferita in un posto dove parlano la stessa lingua, secondo me non sentire più suoni e parole che riportano a casa è una delle cose che rendono la cosa più difficile. Eilis poi si innamora di un bellissimo gentiluomo di origini italiane, Antonio Fiorello, che già sentire il nome ha fatto innamorare pure me. Tutto sembra andare a gonfie vele. Ma siccome il 'mainagioia è sempre in agguato, la sorella muore e lei decide di sposare il suo Tony prima di tornare in Irlanda. In patria succede la cosa peggiore per una persona che dopo pianti e sudate si è messo l'anima in pace e si è rifatto una vita fuori: improvvisamente tutto quello che ti è mancato e che ti ha costretto ad andare via è lì per te. Eilis trova un lavoro, trova una persona interessata a lei, tutti la amano, nessuno vuole che torni in America. Vedendo quelle scene ho provato gli stessi sentimenti che ho provato leggendo questo. Un posto che ti molla, che non ti ricambia e che poi ti brama. Come quell'ex che hai amato una vita, che si mette con la tua migliore amica e poi torna implorante da te lasciandoti fra i dubbi. Credo sia lecito chiedersi quanto può essere bastarda e ingiusta la vita prima di lasciarti un pochino in pace. Il problema è che poi non si può tornare dove si è piccoli, dove ci si conosce tutti e mollare la città, la vita, la grandezza. Eilis appena in tempo e fa quello che tutti dovrebbero fare: tornare da Fiorello. Insomma, io l'ho trovato un inno bellissimo a quelli che sono i tempi di oggi, ai giovani che hanno il coraggio di mettere la propria vita in una cazzo di valigia e cambiare cibi, lingua, abitudini. A tutti voi e anche a me quando arriverà il momento, vi auguro un Antonio Fiorello che chieda di sposarvi al parco, di notte, quando volete partire e potreste non tornare.

    You'll feel so homesick that you'll want to die, and there's nothing you can do about it apart from endure it. But you will, and it won't kill you. And one day, the sun will come out you might not even notice straight away-it'll be that faint. And then you'll catch yourself thinking about something or someone who has no connection with the past. Someone who's only yours. And you'll realize that this is where your life is.


    mercoledì 24 febbraio 2016

    #Oscar 2016: Shaun the Sheep | O menino e o mundo | Joy | The Hateful Eight | Star Wars: il risveglio della forza

    Eccoci qui alla seconda puntata. Oggi mi dedico a qualcosa di più leggero, sto scrivendo il giorno del mio compleanno e insomma, ho da fare!


    Cominciamo con Shaun, vita da pecora - Il film (Shaun the Sheep Movie, 2015 Regno Unito, di Richard Starzak & Mark Burton) è un film tratto dall'omonima serie ideata da Nick Park che in Italia va in onda, se non vado errando, su Boing. Chi l'ha vista avrà riconosciuto lo stile di Wallace e Gormit, infatti l'ideatore è lo stesso.
    È candidato in una categoria:
    Non so quanti di voi seguano la serie, a me è capitato perché con mio stupore piace un sacco anche agli adulti quindi è capitato di soffermarci durante lo zapping. La serie racconta le avventure di questo gregge di pecore, il cui leader è appunto Shaun, all'interno della loro fattoria. Il loro divertimento è farne passare di tutti i colori al loro padrone, che non ha la più pallida idea dell'intelligenza dei suoi animali, maiali compresi, che si divertono a far scherzi alle pecore. Nel film la storia subisce un'evoluzione, nel senso che dopo una marachella il loro povero padrone perde la memoria. Trova successo in città grazie ai suoi tagli di capelli innovativi, che vengono creati con lo stesso movimento che da pastore usava per tosare le sue pecorelle. Diciamo che è un ricordo latente della sua "vecchia vita". Shaun e la sua energica banda dovranno far di tutto per far tornare la memoria al loro amato padrone e riportarlo a casa sua e questo implica andarlo a cercare in città e cercare di passare il più inosservati possibile. È un film senza dialoghi, ma vi posso assicurare che fa ridere lo stesso. La maledizione del coniglio mannaro ha vinto l'Oscar nel lontano 2006, ma la lotta contro Inside Out credo che sia persa in partenza per tutti i candidati, non perché sia il più meritevole, ma perché film come questi hanno un eco mediatico di gran lunga inferiore a quello dei film Disney Pixar.



    Veniamo a O menino e o mundo o, in Italiano "Il bambino che scoprì il mondo" (2014, Brasile, di Alê Abreu). Premesso che mi manca ancora Anomalisa, questo è quello che preferisco. Diciamo che ogni edizione degli Oscar ha avuto il suo animato con una tecnica "speciale" (come viene definito La storia della principessa splendente), quest'anno è questo. È fatto con pastelli, linee molto semplici e qualche collage, però il messaggio arriva lo stesso, forte e chiaro. È candidato anche questo come
    È uscito in America lo scorso anno, non so se arriverà mai qui ma si può trovare tranquillamente su internet e non essendoci praticamente dialoghi si può guardare tranquillamente. A me personalmente ha commosso un sacco, non so quante persone potranno coglierne la sensibilità ma mi ci sono rivista tantissimo. Il bambino di cui si parla vive in campagna, quindi in mezzo alla natura, agli animali, all'aria pura e ai colori, bellissimi, accesi, della sua terra. Un giorno suo padre è costretto a lasciare la campagna per spostarsi in città e lì mi si è lacerato il cuore, perché anche io sono stata quel bambino. Quando ero in terza superiore mio padre è partito in Francia per lavorare e anche se col tempo ci si abitua alla situazione, all'inizio è stata dura. È difficile rassegnarsi al fatto che una persona che nella vita non voleva, è stato costretto a lasciare casa sua, è difficile abituarsi all'assenza di una persona che prima era sempre in casa. È difficile, in generale, perdere le abitudini, un pezzo di routine, abituarsi alle mancanze e ricominciare con qualcosa di nuovo. Anche io ho viaggiato verso mio padre, come il bambino del film, anche io ho scoperto cose belle e cose brutte del film. Se anche io finirò come lui nell'enigmatico finale non lo so, ma mi ci sono potuta immedesimare così tanto che ne ho quasi pianto. Personalmente ha vinto, giocando sull'antitesi del bello/brutto della città, con la vita che ci passa davanti e noi restiamo bambini dentro, con il fatto che la vita è proprio una stronza e non possiamo farci niente. Dedicatevi un'ora e mezza e innamoratevi.


    Joy (2015, USA, di David O. Russell) è un film con il consolidato quartetto Russell, Lawerence, De Niro, Cooper. È candidato in una categoria

    • Miglior attrice protagonista a Jennifer Lawrence, assieme a: Cate Blanchett (Carol), Brie Larson (Room), Charlotte Rampling (45 years), Saoirse Ronan (Brooklyn)
    La pellicola si ispira alla storia di Joy Mangano, inventrice del Miracle Mop. Lì per lì si potrebbe pensare che è una sciocchezza, invece dietro a questo moccio c'è una storia straordinaria che sicuramente meritava di essere raccontata e meritava un'attrice straordinaria come la Lawrence, che la candidatura se l'è meritata tutta. Poco prima dell'uscita ho letto un articolo che non ricordo male è questo, circa le cosa vere e finte di questa biografia. Con mia sorpresa, molte delle cose più brutte sono vere. Questo rende la vera Joy una delle mie eroine, perché con tutto quello che ha passato non si è mai abbattuta e questo per me si chiama coraggio. Joy è una donna che ha un lavoro che non le piace, un sacco di debiti e una vita insoddisfacente. È di una bontà tanto grande che tutti si affidano a lei: sua madre che vive nel suo letto e ha fatto di una soap lo scopo della sua vita, il suo ex marito che vive in casa sua e sogna ancora di sfondare nel mondo della musica, suo padre che torna da lei quando le sue relazioni finiscono e sua sorella, che per tutto il film mostra una gelosia morbosa nei suoi confronti. Ha due figli di cui si occupare da sola, così come si deve occupare da sola della casa mentre cerca di dare una mano all'azienda del padre ormai in fallimento. Gli unici sostegni sono la sua migliore amica e sua nonna, che ancora la incoraggia a provare ad inseguire il sogno della sua vita: essere un'inventrice. Un giorno, dopo essersi ferita ad una mano, Joy ha l'illuminazione sul Miracle Mop. Convince il padre a chiedere un finanziamento alla sua nuova fiamma, una vedova ricca che è una serpe. Il suo ex marito le procura un contatto con Neil Walker che si occupa del celebre canale di vendite QVC e Joy riesce a convincerlo a metterlo in vendita. I problemi, però, sono una costante in questo film e provengono sempre dalla famiglia di Joy. Non so quanti di voi abbiano visto Lorax - il guardiano della foresta ma le dinamiche sono più o meno le stesse: quando il Miracle Mop è un successo allora tutti le vogliono bene, tutti vogliono partecipare e rendersi utili, quando poi creano dei pasticci allora Joy viene abbandonata da tutti, rimane da sola a dover risolvere dei problemi che lei non ha creato. L'unica colpa di Joy, è quella di essersi affidata a persone a cui voleva bene ma che non erano competenti. E questo continuerà ad essere così anche quando Joy diventa la donna in carriera che è oggi. Joy Mangano è un personaggio da un cui bisogna lasciarsi ispirare: si è rimboccata tante di quelle volte che alla fine si perde il contro, è pianto ma non si è mai arresta e adesso è una donna in carriera che nella vita fa quello che voleva fare sin da bambina. Ha saputo seguire il suo sogno credendoci fino all'ultimo ed è stata buona con tutti, forse troppo. Ma ala fine ne è valsa la pena.


    The Hateful Eight (2015, USA, di Quentin Tarantino) si becca tre nomination tra cui una molto importante per l'Italia. Secondo me sono un po' pochine, comunque:

    • Miglior fotografia a  Robert Richardson, assieme a John Seale (Mad Max: Fury Road) Ed Lechman (Carol), Emmanuel Lubezki  (Revenant), Roger Deakins  (Sicario)
    • Miglior attrice non protagonista a Jennifer Jason Leigh, assieme a: Rooney Mara (Carol), Rachel McAdams (Il caso Spotlight), Alicia Vikander (The Danish Girl), Kate Winslet (Steve Jobs)
    • Migliore colonna sonora a Ennio Morricone, assieme a: Thomas Newman (Il ponte delle spie), Carter Burwell (Carol), Jóhann Jóhannsson (Sicario), John Williams (Star Wars: Il risveglio della forza)
    La particolarità di questo film è che è stata girata in 70 mm, che per dirla con le parole di Tarantino:
    «Era così che si faceva ed era questo che rendeva i film così speciali. Non erano film qualsiasi proiettati nel cinema vicino casa. Alcuni erano musical, altri film epici e queste grandi presentazioni si organizzavano prima dell’uscita normale del film. Poteva esserci anche una versione della colonna sonora a Broadway. Se giri un film e lo fai uscire in 70mm, è così che ci si muove. Attraverso il proiettore, 24 tremolanti fotogrammi al secondo creano l’illusione del movimento».
    In pratica il film è stato concepito così, con delle inquadrature apposite per il 70mm e così sarebbe stato giusto vederlo... però mi pare di aver capito che almeno qui esistono poche sale attrezzate al formato. Comunque si apprezza lo stesso, anche perché Tarantino ha un marchio di fabbrica che piace e molti sanno che guardando un suo film vanno a colpo sicuro.
    Ad un certo punto ho guardato mia madre e le ho detto "Certo che per essere un film di Tarantino c'è poco sangue" e poi invece arriva il caffè avvelenato e da lì, come al solito, il bagno di sangue. Splendido sin dalla lunga premessa che ci dà la possibilità di analizzare i personaggi, conoscerli e farci qualche idea sui personaggi, fino al fatto che alla fine tutto t'aspetti fuorché che Channing Tatum sia nascosto tutto quel tempo sotto l'emporio e che Samuel L. Jackson fosse a conoscenza dell'inganno grazia all'odio razzista di Minnie verso i messicani. Il tutto ordinato in sei capitoli, condito da una candida, candida neve ed accompagnato dalle meravigliose del nostro Morricone.




    Star Wars: il risveglio della forza (2015, USA, di J. J. Abrams) l'ho visto appena uscito perché ho visto tutti gli altri, ma ho deciso di non dire nulla a proposito perché il fandom della saga è grande, se ne intende e se qualcuno capita di qui e legge qualcosa di poco gradito mi spenna ed io non voglio nulla di tutto ciò. Non ho alcuna pretesa di essere una che se ne intende, mi piace il cinema e mi piace scrivere quindi mi attengo alla mia decisione iniziale e mi limito a condividere le candidature. Solo una cosa: BB-8 è la cosa più tenera di questo mondo. Questo capitolo della celeberrima saga ha 5 candidature:

    • Miglior montaggio a Maryann Brandon & Mary Jo Markey , assieme a: Margaret Sixel (Mad Max: Fury Road). Hank Corwin  (La grande scommessa), Stephen Mirrione (Revenant), Tom McArdle (Il caso Spotlight)
    • Migliore colonna sonora a John Williams, assieme a: Ennio Morricone (Tha Hateful Eight), assieme a: Thomas Newman (Il ponte delle spie), Carter Burwell (Carol), Jóhann Jóhannsson (Sicario)
    • Miglior montaggio sonoro a Matthew Wood & David Acord , assieme a: Mark Mangini & David White (Mad Max: Fury Road), Alan Robert Murray (Sicario), , Oliver Tarney (The Martian), Martin Hernandez & Lon Bender (Revenant)
    • Miglior montaggio sonoro a Matthew Wood & David Acord, assieme a: Oliver Tarney (The Martian), Mark Mangini & David White (Mad Max: Fury Road), Alan Robert Murray (Sicario), Martin Hernandez & Lon Bender (Revenant)
    • Migliori effetti speciali a Chris Corbould, Roger Guyett, Paul Kavanagh & Neal Scanlan, assieme a: Richard McBride, Matt Shumway, Jason Smith & Cameron Waldbauer (Revenant), Andrew Jackson, Dan Oliver, Andy Williams & Tom Wood (Mad Max: Fury Road), Mark Williams Ardington, Sara Bennett, Paul Norris & Andrew Whitehurst (Ex Machina), Anders Langlands, Chris Lawrence, Richard Stammers & Steven Warner (The Martian)


    sabato 13 febbraio 2016

    #Oscar2016: Il ponte delle Spie | Mad Max: Fury Road | Sopravvissuto - The Martian | The Revenant - Redivivo | Ex Machina

    Ho iniziato a guardare un film al giorno, in modo da potermi fare un'idea in anticipo di quali siano i film candidati all'Oscar quest'anno. La cosa si è fatta un po' più complicata del previsto perché alcuni di questi film li ho visti diverso tempo fa, ma non so perché non ho scritto mezza riga e quindi i film si sono accumulati. Sono sempre stata molto disordinata e questa è la prova. Mi trovo costretta quindi a recensire, almeno per ora, più film alla volta per riuscire a mettermi in pari.




    Iniziamo con Il ponte delle spie (Bridges of spies, 2015, USA, di Steven Spielberg) che ha ricevuto 6 candidature:
    • Miglior film, assieme a: La grande scommessa, Brooklyn, Mad Max: Fury Road, The Martian, Revenant, Room, Il caso Spotlight
    • Migliore attore non protagonista a Mark Rylance, assieme a: Christian Bale (La grande scommessa), Tom Hardy (Revenant), Mark Ruffalo (Il caso Spotlight), Sylvester Stallone (Creed)
    • Migliore sceneggiatura originale a Matt Charman, Joel & Ethan Coen, assieme a: Alex Garland (Ex Machina), Josh Cooley, Ronnie del Carmen, Pete Docter & Meg LeFauve (Inside Out), Tom McCarthy & Josh Singer (Il caso Spotlight), Andrea Berloff, Jonathan Herman, S. Leight Savidge e Alan Wenkus (Straight Outta Compton)
    • Migliore scenografia a  Rena DeAngelo, Bernhard Henrich & Adam Stockhausen, assieme a:  Colin Gibson e Lisa Thompson (Mad Max: Fury Road), Michael Standish & Eve Stewart (The Danish Girl), Celia Bobak & Arthur Max (The Martian), Jack Fisk e Hamish Purdy (Revenant)
    • Migliore colonna sonora a Thomas Newman, assieme a: Carter Burwell (Carol), Ennio Morricone (The Hateful Eight),   Jóhann Jóhannsson (Sicario), John Williams (Star Wars: Il risveglio della forza)
    • Miglior sonoro a Andy Nelson, Gary Rydstrom & Drew Kunin, assieme a: Chris Jenkins, Gregg Rudloff & Ben Osmo (Mad Max: Fury Road), Andy Nelson, Christopher Scarabosio & Stuart Wilson (Star Wars: Il risveglio della Forza), Paul Massey, Mark Taylor & Mac Ruth (The Martian), Jon Taylor, Frank A. Montaño, Randy Thom e Chris Duesterdiek (Revenant)
    Il film è ambientato durante la guerra fredda, quando Russia e America si dividevano in due la Germania e, in generale, il mondo intero. Si parla, nello specifico, delle spie che da entrambe le parti venivano addestrate per essere invisibili e abbastanza coraggiose da suicidarsi in caso di cattura. Rudolf Abel è una spia russa che si trova a New York e lì viene catturata. James B. Donovan è un avvocato assicurativo, bravissimo nel suo lavoro e molto abile con le parole, che viene incaricato di difendere l'uomo in quella che si può definire una causa persa. Le prove contro Abel sono schiaccianti, ma Donovan riesce comunque a tenerlo in vita convincendo il giudice che esattamente come successo al suo assistito, anche una spia americana sarebbe potuta essere catturata e quindi si sarebbe potuto mediare uno scambio. Ed è proprio quello che succede. Inoltre, assieme alla spia, anche uno studente viene catturato solo perché ha avuto la sfortuna di essere dalla parte sbagliata del muro proprio mentre lo chiudevano. Donovan si troverà quindi a doversi occupare di due scambi, andando contro la CIA che non è molto interessata dello studente.
    Mi è piaciuto molto, soprattutto la ricostruzione dei fatti storici come ad esempio la costruzione del ponte e l'esecuzione di coloro che cercavano di attraversarlo. Penso che Tom Hanks sia quasi sempre una garanzia, ma Mark Rylance qui è magistrale, il suo personaggio si trova in una situazione complicata dopo l'altra e le uniche due cose che chiede sono un foglio e una matita; sempre fedele alla sua patria, anche se potrebbe ucciderlo al suo ritorno. Ho apprezzato anche il fatto che il patriottismo americano sia mostrato anche nel suo fanatismo negativo. Basti pensare al povero Donovan sul treno che viene fissato con disgusto con odio soprattutto dalla signora che, al lieto fine, gli concede un sorriso dimenticando i trascorsi, oppure al fatto che sia lui che la sia famiglia sono vittime di un vandalismo quasi giustificato dalla polizia.


    Mad Max: Fury Road (2015, USA e Australia, di George Miller) è uno di quei film che ho visto un sacco di tempo fa senza degnarlo di due righe. Eppure, se penso ai film che ho visto lo scorso anno, è quello che mi è piaciuto di più. È candidato in 10 categorie:
    • Miglior film, assieme a:  La grande scommessa, Brooklyn, Il ponte delle spie, The Martian, Revenant, Room, Il caso Spotlight
    • Miglior regia a George Miller, assieme a: Lenny Abrahaimson (Room), Alejandro González Iñárritu (Revenant), Tom McCarthy (Il caso Spotlight), Adam McKay (La grande scommessa)
    • Miglior fotografia a John Seale, assieme a: Ed Lechman (Carol), Robert Richardson  (The hateful Eight), Emmanuel Lubezki  (Revenant), Roger Deakins  (Sicario)
    • Miglior montaggio a Margaret Sixel, assieme a: Hank Corwin  (La grande scommessa), Stephen Mirrione (Revenant), Tom McArdle (Il caso Spotlight), Maryann Brandon & Mary Jo Markey (Star Wars: Il risveglio della forza)
    • Miglior sonoro a Chris Jenkins, Gregg Rudloff & Ben Osmo assieme a:  Andy Nelson, Gary Rydstrom & Drew Kunin (Il ponte delle spie), Andy Nelson, Christopher Scarabosio & Stuart Wilson (Star Wars: Il risveglio della Forza), Paul Massey, Mark Taylor & Mac Ruth (The Martian), Jon Taylor, Frank A. Montaño, Randy Thom e Chris Duesterdiek (Revenant)
    • Miglior montaggio sonoro a Mark Mangini & David White, assieme a: Alan Robert Murray (Sicario), Matthew Wood & David Acord (Star Wars: Il risveglio della Forza), Oliver Tarney (The Martian), Martin Hernandez & Lon Bender (Revenant)
    • Miglior scenografia a Colin Gibson e Lisa Thompson, assieme a: Rena DeAngelo, Bernhard Henrich & Adam Stockhausen (Il ponte delle spie), Michael Standish & Eve Stewart (The Danish Girl), Celia Bobak & Arthur Max (The Martian), Jack Fisk e Hamish Purdy (Revenant)
    • Migliori costumi a Jenny Beavan, assieme a: Sandy Powell ( CarolCenerentola), Paco Delgado (The Danish Girl), Jacqueline West (Revenant)
    • Miglior trucco e acconciatura a Lesley Vanderwalt, Elka Wardega & Damian Martin , assieme a: Love Larson & Eva Von Bahr (Il centenario che saltò dalla finestra e scoprì il mondo), Sian Grigg, Duncan Jarman & Robert A. Pandini (Revenant)
    • Migliori effetti speciali a Andrew Jackson, Dan Oliver, Andy Williams & Tom Wood, assieme a: Mark Williams Ardington, Sara Bennett, Paul Norris & Andrew Whitehurst (Ex Machina), Anders Langlands, Chris Lawrence, Richard Stammers & Steven Warner (The Martian) Richard McBride, Matt Shumway, Jason Smith & Cameron Waldbauer (Revenant), Chris Corbould, Roger Guyett, Paul Kavanagh & Neal Scanlan (Star Wars: Il Risveglio della forza)
    Non ho mai visto la saga con Mel Gibson, ma quello che so è che questa è spettacolare, in tutto. La scena di Furiosa che fugge nella tormenta di sabbia mi ha tolto il fiato. La storia è un pelino complicata da riassumere, ma tentar non nuoce: In Australia, Immortan Joe è un uomo vecchio e malato, un uomo della guerra che deve il suo potere al fatto che possiede le riserve d'acqua, che scarseggiano in seguito ad una disastrosa serie di catastrofi mondiali. Ha costruito il suo impero generando dei Figli della guerra che tuttavia sono sempre malati, portatori della sua stessa malattia. Sono bianchi e costretti a trasfusioni di sangue "buono" che ricevono da sventurati uomini catturati nelle strade aride. Fra questi c'è Max, ex poliziotto che ha perso tutta la sua famiglia.
    Furiosa nel frattempo, usando uno stratagemma, decide di portare lontano dalla cittadella le Cinque Mogli, ragazze tanto belle quanto fertili costrette a generare figli di Immortan Joe nel tentativo di eliminare questa malattia che costringe tutti i suoi figli ad una vita dolorosa e breve. La destinazione è il luogo verde delle Molte Madri, dove Furiosa stessa viveva prima di essere rapita e portata alla Cittadella. Nonostante i primi dubbi, alla fine Max si unirà alle donne.
    Personalmente gli darei un bel po' di quelle statuette, ma non ho ancora visto tutti i film e non vorrei essere imparziale. Se devo definirlo con un aggettivo direi che è immenso. Ci sono personaggi come il figlio della guerra Coma, che suona la chitarra su un palco mobile, che davvero lasciano senza parole. Gli inseguimenti ad alta velocità con Figli della Guerra che vanno all'arrembaggio dei propri nemici su lunghe aste, la loro completa alienazione al sacrificio, al Valhalla: sono tutte cose che mi hanno detto un senso di grandezza. Niente, in questo film, è trascurato.



    Sopravvissuto - The Martian (The Martian, 2015, USA, di Ridley Scott) è un film tratto dal romanzo L'uomo di Marte di Andy Weir, di candidature ne ha 7.
    • Miglior film, assieme a: La grande scommessa, Brooklyn, Mad Max: Fury Road, Il ponte delle spie, Revenant, Room, Il caso Spotlight
    • Miglior attore protagonista a Matt Damon, assieme a: Bryan Cranston (Trubo),  Leonardo DiCaprio (Revenant), Michael Fassbender (Steve Jobs), Eddie Redmayne (The Danish Girl)
    • Miglior sceneggiatura non originale a Drew Goddard , assieme a: Charles Randolph e Adam McKay (La grande scommessa), Nick Hornby (Brooklyn), Phyllis Nagy (Carol), Emma Donoghue (Room)
    • Miglior scenografia a Celia Bobak & Arthur Max, assieme a: Rena DeAngelo, Bernhard Henrich & Adam Stockhausen (Il ponte delle spie), Colin Gibson e Lisa Thompson (Mad Max: Fury Road), Michael Standish & Eve Stewart (The Danish Girl), Celia Bobak & Arthur Max Jack Fisk e Hamish Purdy (Revenant)
    • Migliori effetti speciali a Anders Langlands, Chris Lawrence, Richard Stammers & Steven Warner, assieme a: Andrew Jackson, Dan Oliver, Andy Williams & Tom Wood (Mad Max: Fury Road) Mark Williams Ardington, Sara Bennett, Paul Norris & Andrew Whitehurst (Ex Machina), Richard McBride, Matt Shumway, Jason Smith & Cameron Waldbauer (Revenant), Chris Corbould, Roger Guyett, Paul Kavanagh & Neal Scanlan (Star Wars: Il Risveglio della forza)
    • Miglior sonoro a Paul Massey, Mark Taylor & Mac Ruth, assieme a: Andy Nelson, Gary Rydstrom & Drew Kunin (Il ponte delle spie) Chris Jenkins, Gregg Rudloff & Ben Osmo (Mad Max: Fury Road), Andy Nelson, Christopher Scarabosio & Stuart Wilson (Star Wars: Il risveglio della Forza), Jon Taylor, Frank A. Montaño, Randy Thom e Chris Duesterdiek (Revenant)
    • Miglior montaggio sonoro a Oliver Tarney, assieme a: Mark Mangini & David White (Mad Max: Fury Road), Alan Robert Murray (Sicario), Matthew Wood & David Acord (Star Wars: Il risveglio della Forza), Martin Hernandez & Lon Bender (Revenant)
    Mark si trova su Marte con i suoi compagni quando una tempesta li colpisce. Creduto morto, l'uomo viene lasciato sul Pianeta Rosso mentre i suoi compagni iniziano il lungo viaggio che li riporterà sulla terra. Al suo risveglio il botanico si ritrova solo e deve far affidamento a tutte le sue capacità per riuscire a sopravvivere da solo su un pianeta desolato dove il suo salvataggio potrà avvenire solo dopo qualche anno. Matt Damon in questo film è meraviglioso, mi ha coinvolto molto. Più di una volta mi sono ritrovata gioire con lui degli straordinari avvenimenti che gli sono accaduti, della nascita delle patate marziane e del suo primo contatto con la terra. Alla stesso modo mi sono ritrovata disperarmi quando le cose andavano bene, quando la vita ti dà quelle batoste giusto per ricordarti che mica può andare tutto bene anche se sei in una situazione tragica. Ho apprezzato la straordinaria stabilità mentale dell'astronauta, credo che nessuno nella realtà riuscirebbe a stare così allegro e ironico in un pianeta deserto, solo con sé stesso, circondato da nient'altro che polvere rossa. La scenografia è la parte che più mi è piaciuta, ti fa proprio pensare "Hey figo però, così si può lavorare sull'introspezione" quando in realtà stare nel nulla per anni dopo un po' farebbe noia a chiunque. E poi dai, c'è anche da cantare! Vogliamo parlarne delle musiche? There's a starman waiting in the sky...




    Veniamo al grande successone di quest'edizione, Revenant - Redivivo (The Revenant, 2015, USA di Alejandro González Iñárritu), quello che è già Oscar al miglior film dal primo secondo del primo trailer. Iñárritu, che ha già vinto tanto lo scorso anno con Birdman, ci riprova e ci riesce, candidandosi in 12 categorie:

    • Miglior film assieme a: La grande scommessa, Brooklyn, Mad Max: Fury Road, Il ponte delle spie, The Martian, Room, Il caso Spotlight
    • Miglior regia a Alejandro González Iñárritu, assieme a: George Miller (Mad Max: Fury Road), assieme a: Lenny Abrahaimson (Room), Tom McCarthy (Il caso Spotlight), Adam McKay (La grande scommessa)
    • Miglior attore protagonista a Leonardo DiCaprio, assieme a: Matt Damon (The Martian), assieme a: Bryan Cranston (Trubo), Michael Fassbender (Steve Jobs), Eddie Redmayne (The Danish Girl)
    • Miglior attore non protagonista a Tom Hardy, assieme a Mark Rylance (Il ponte delle spie), Christian Bale (La grande scommessa), Mark Ruffalo (Il caso Spotlight), Sylvester Stallone (Creed)
    • Miglior montaggio a Stephen Mirrione, assieme a: Margaret Sixel (Mad Max: Fury Road) Hank Corwin  (La grande scommessa), Tom McArdle (Il caso Spotlight), Maryann Brandon & Mary Jo Markey (Star Wars: Il risveglio della forza)
    • Miglior scenografia a Jack Fisk e Hamish Purdy, assieme a Celia Bobak & Arthur Max (The Martian), Rena DeAngelo, Bernhard Henrich & Adam Stockhausen (Il ponte delle spie), Colin Gibson e Lisa Thompson (Mad Max: Fury Road), Michael Standish & Eve Stewart (The Danish Girl),
    • Miglior fotografia Emmanuel Lubezki , assieme a: John Seale (Mad Max: Fury Road) Ed Lechman (Carol), Robert Richardson  (The hateful Eight), Revenant), Roger Deakins  (Sicario)
    • Migliori costumi a Jacqueline West, assieme a: Jenny Beavan (Mad Max: Fury Road), Sandy Powell ( Carol e Cenerentola), Paco Delgado (The Danish Girl)
    • Miglior trucco e acconciature a Sian Grigg, Duncan Jarman & Robert A. Pandini, assieme a:  Lesley Vanderwalt, Elka Wardega & Damian Martin (Mad Max: Fury Road) Love Larson & Eva Von Bahr (Il centenario che saltò dalla finestra e scoprì il mondo)
    • Migliori effetti speciali a Richard McBride, Matt Shumway, Jason Smith & Cameron Waldbauer, assieme a: Andrew Jackson, Dan Oliver, Andy Williams & Tom Wood (Mad Max: Fury Road), Mark Williams Ardington, Sara Bennett, Paul Norris & Andrew Whitehurst (Ex Machina), Anders Langlands, Chris Lawrence, Richard Stammers & Steven Warner (The Martian), Chris Corbould, Roger Guyett, Paul Kavanagh & Neal Scanlan (Star Wars: Il Risveglio della forza)
    • Miglior sonoro a Jon Taylor, Frank A. Montaño, Randy Thom e Chris Duesterdiek, assieme a: Paul Massey, Mark Taylor & Mac Ruth (The Martian), Andy Nelson, Gary Rydstrom & Drew Kunin (Il ponte delle spie) Chris Jenkins, Gregg Rudloff & Ben Osmo (Mad Max: Fury Road), Andy Nelson, Christopher Scarabosio & Stuart Wilson (Star Wars: Il risveglio della Forza)
    • Miglior montaggio sonoro a Martin Hernandez & Lon Bender (Revenant), assieme a: Oliver Tarney (The Martian), Mark Mangini & David White (Mad Max: Fury Road), Alan Robert Murray (Sicario), Matthew Wood & David Acord (Star Wars: Il risveglio della Forza), 
    È vero che non è la migliore performance di DiCaprio, è vero che tutto quello che ha fatto (come mangiarsi fegato di bisonte crudo pur essendo vegetariano, dormire in una carcassa, girare a temperature disumane) non le ha fatte per l'Oscar ma per il film, però questo è indubbiamente un bel film. Ha una fotografia pazzesca e finora credo sia la migliore. La storia è un po' pompata, nel senso che Hugh Glass è sopravvissuto davvero all'attacco dell'orso in condizioni di estremo disagio, tornando all'accampamento da solo, però tutto il resto è "licenza poetica". C'è da dire che Glass è sopravvissuto a tante di quelle cose che alla fine comincia a sembrare esagerato, però dai è un eroe americano e ci sta. La trama, in pillole, racconta di Hugh Glass, membro di una compagnia che si occupa del traffico delle pellicce. Glass è il tipico uomo che nella lotta tra nativi e coloni, stava esattamente a metà, visto che con una nativa si è sposato e ci ha fatto un figlio. Sappiamo che il villaggio dove viveva con la moglie e il bambino ancora piccolo è stato attaccato, ha perso la moglie mentre il figlio è rimasto gravemente sfregiato. In tale circostanza, ha ucciso un generale di cui non ricordo il nome. Questo, però, dovrebbe farci capire da subito di che pasta è fatto Glass e quali sono i suoi valori e le sue priorità. Attaccato da un grizzly, è costretto in una barella che rallenta il gruppo e, siccome sembra impossibile la salvezza, il comandante offre a tre membri un compenso economico per stare con Glass fino alla morte e dargli degna sepoltura. Rimangono suo figlio Hawk, il devotissimo Bridger e Fitzgerald (Tom Hardy, bravissimo), che il pratica è il merdone della situazione. Non passa molto tempo, infatti, e Fitzerald pugnala a morte il povero Hawk, sotto gli occhi attoniti di Glass e si inventa la scusa dell'attacco degli indiani per convincere Bridger a scappare e tornare all'accampamento dove fingeranno di aver onorato la promessa. Hugh Glass, assetato di vendetta, rimarrà in vita grazie all'odio provato nei confronti dell'uomo che ha brutalmente ucciso suo figlio. Glass di sicuro una cosa ce la insegna: la forza di volontà è un potere potentissimo.



    Veniamo all'ultimo di questo post, che ho impiegato troppi giorni a scrivere: Ex Machina (2015, Regno Unito, di Alex Garland) ha due candidature:

    • Miglior sceneggiatura originale a Alex Garland, assieme a: Matt Charman, Joel & Ethan Coen (Il ponte delle spie), Josh Cooley, Ronnie del Carmen, Pete Docter & Meg LeFauve (Inside Out), Tom McCarthy & Josh Singer (Il caso Spotlight), Andrea Berloff, Jonathan Herman, S. Leight Savidge e Alan Wenkus (Straight Outta Compton)
    • Migliori effetti speciali a Mark Williams Ardington, Sara Bennett, Paul Norris & Andrew Whitehurst, assieme a: Andrew Jackson, Dan Oliver, Andy Williams & Tom Wood (Mad Max: Fury Road), Anders Langlands, Chris Lawrence, Richard Stammers & Steven Warner (The Martian) Richard McBride, Matt Shumway, Jason Smith & Cameron Waldbauer (Revenant), Chris Corbould, Roger Guyett, Paul Kavanagh & Neal Scanlan (Star Wars: Il Risveglio della forza)
    Se devo definirlo con una parola direi che è psicologico. E che alla fine ci sono rimasta di mer... cioè di sasso. Caleb Smith è un programmatore a cui viene data la possibilità di trascorrere una settimana con Nathan, il fighissimo e ricchissimo capo dell'azienda per cui lavora, Bluebook. In realtà il povero Caleb è una cavia che Nathan ha intenzione di usare per testare la validità di una I.A. E la I.A. ha intenzione di usarlo per vedere se può riuscire ad arrivare alla vita vera.
    Non so se riuscirà a battere gli altri film candidati, però boh, vedetelo lo stesso che ne vale la pena.